Il segreto di Green Knowe - poster

Una ‘ghost story’ suggestiva, tra viaggi nel tempo, fantasmi e misteri: Il segreto di Green Knowe

Le storie di fantasmi create da autori britannici esercitano da secoli una grande suggestione sui lettori e sugli autori di tutto il mondo, grazie alle atmosfere paurose costruite con la dovuta lentezza e ai rari dettagli macabri disseminati in una narrazione stilisticamente impeccabile. Gli spiriti dei trapassati infestano le severe magioni isolate in una campagna altrimenti idilliaca e possono essere spettri terrificanti, assetati di vendetta e pronti ad aggredire gli inquilini. Talvolta sono presenze che turbano per la loro diversità, per il loro voler assomigliare ai viventi senza poter più far parte del loro mondo. Gli spettri che popolano la decadente tenuta di Green Knowe nel Cambridgeshire sono addirittura presenze benevole, forse perché l’anziana proprietaria Mrs. Oldknow (Maggie Smith) li considera parte della famiglia ed è disposta ad accogliere le apparizioni senza spaventarsi. Quando durante la Seconda Guerra Mondiale il giovane nipote Toseland – detto Tolly – Oldknow (Alex Etel) giunge nella casa, la nonna lo introduce con saggia serenità in un microcosmo fuori dal tempo, dove passato e presente possono convivere. Il ragazzo viene da Manchester, ha frequentato scuole pubbliche piuttosto che college destinati rampolli dell’alta società, è istruito e ha una mente aperta, maturata anche dalla precarietà dei tempi. Il padre è stato dato per disperso e la madre, poco gradita a Mrs. Oldknow, sta facendo ricerche sul marito. Tolly si augura di veder presto la sua famiglia riunita, e spera in un miracolo nonostante le poche illusioni divengano col passare del tempo sempre più flebili. La sua condizione di adolescente malinconico travolto dal dramma della guerra e dai dissapori familiari lo predispone ad abbracciare le poetica concezione della vita della nonna. Superata l’iniziale diffidenza, inizia ad esplorare le stanze e il parco e scopre di poter davvero entrare in contatto con i suoi antenati. Tolly riesce a superare le barriere del tempo: gli basta spalancare una porta, percorrere qualche corridoio nella penombra, e appare in piena età della Reggenza. Conosce così la giovane Susan, (Eliza Bennett) sua antenata nata cieca, ed il coraggioso Jacob (Kwayedza Kureya), un giovanissimo schiavo fuggito prima di essere venduto e portato in dono a Susan dal padre, il Capitano Thomas Oldknow (Hugh Bonneville). Tolly interagisce con i due ragazzini, scopre un mondo regolato da una ferrea etichetta, ne coglie le grandezze e le ottusità. Ogni tanto qualche animo più sensibile capta la sua presenza: per gli uomini del passato è lui ad essere un fantasma, una fugace apparizione. Accompagnato da Susan e da Jacob, viene a capo del mistero riguardante la scomparsa di preziosi dal valore inestimabile, scomparsi dalle stanze della padrona di casa e mai più ritrovati. E’ quanto occorre per risparmiare alla nonna il dolore di dover svendere la dimora e garantirsi un avvenire sereno, proprio quando i peggiori sospetti stanno per divenire realtà…

From Time to Time
From Time to Time, conosciuto in Italia con il più banale titolo Il segreto di Green Knowe (2009), è l’adattamento del romanzo Le ciminiere di Green Knowe di Lucy M. Boston. L’autrice inglese tra gli anni ’50 e i ’70 ha creato un ciclo di romanzi per ‘young readers’, purtroppo rimasto inedito nel nostro Paese. Difficile stabilire se la trasposizione di questo libro, il secondo della serie, sia fedele alla pagina, deludente oppure addirittura più suggestiva. Di certo Julian Fellowes (già premiato con l’Oscar per Gosford Park nel 2002) ha sceneggiato e diretto un film pregevole, destinato ad essere apprezzato da un pubblico esigente e riflessivo.
La sua infatti non è l’ennesima ghost-story che rivisita Henry James e il suo Giro di vite, magari esasperando i dettagli più truci o ricorrendo a una dose di ritocchi computerizzati quando le idee sono un po’ confuse. La sceneggiatura di Fellowes è lineare, e fa della lentezza e della sobrietà degli effetti speciali un pregio. I piani temporali si alternano e i passaggi avvengono nello spazio di brevi scene buie, illuminate da candele o dalla penombra delle stanze dalle grandi finestre coperte da tendaggi. La fotografia appare curata fino al virtuosismo, e non si avverte l’esigenza di creare inquadrature bizzarre o ritoccare pesantemente ogni fotogramma pur di sottolineare i misteriosi avvenimenti.
La narrazione si prende i giusti tempi, scanditi da un montaggio pacato che aiuta gli spettatori ad immergersi in un’atmosfera lirica. La trama avventurosa ha un buon ritmo ed è sempre finalizzata alla poetica dell’autore, che porta in primo piano l’importanza degli affetti familiari, il valore del tempo e del ricordo, la vita e il suo senso più profondo. Sono temi profondi, trattati sempre con estrema delicatezza e senza scadere in soluzioni consolatorie o semplicistiche, strappalacrime oppure confessionali. La morale sul senso della vita e della morte, e sullo scorrere inesorabile del tempo viene porta in modo indiretto, ed è lo spettatore a trarre le conclusioni.
I dialoghi acquistano importanza rispetto agli eventi stessi, e sono valorizzati dalle interpretazioni degli attori, su tutti un’eccellente Maggie Smith. Sorprendono anche i piccoli protagonisti, ben calati nei loro rispettivi ruoli, e i comprimari, caratterizzati da copioni a volte brevi ma sempre significativi. Tutti i personaggi sono credibili, riflettono la mentalità tipica della propria cultura di origine anche quando i costumi di un tempo sono molto distanti da quelli degli spettatori. Neppure il Capitano Thomas, per quanto aperto di vedute, giunge a fare del nero Jacob un uomo libero: lo tratta con affetto, gli affida la figlia cieca tuttavia non lo adotta anche se, sostiene la nonna, avrebbe voluto. Il rispetto per il passato è un elemento fondamentale in questa pellicola, che fa dei fantasmi concrete memorie e li evoca rispettandone la sensibilità. Tolly può così vedere squarci della storia della propria famiglia, interagisce con i bambini; risolto il mistero del furto grazie al loro aiuto, per bocca della saggia nonna viene a conoscenza della malinconica fine delle loro esistenze terrene. Il protagonista adesso è certo di quanto siano imperituri i sentimenti, ed è pronto ad affrontare la dura realtà che lo attende. Sa che, a Green Knowe, gli affetti sconfiggono i limiti delle esistenze umane, e continua a vedere gli amici spettrali che continuano a giocare nel parco, fissati in un eterno presente che è allo stesso tempo passato.

Il segreto di Green Knowe
L’epilogo dolce amaro è assai coerente con la narrazione e, almeno in questo caso, trasforma in una pellicola d’autore quella che poteva essere un rassicurante film per famiglie, da vedersi riuniti in occasione delle festività. L’intreccio avventuroso e la simpatia dei giovani protagonisti possono ammiccare ai piccoli, la vicenda è ambientata proprio durante il periodo natalizio, non ci sono parolacce, scene di nudo, crudezze oppure momenti davvero terrorizzanti: ogni analogia si limita a questi aspetti esteriori, alla forma più che alla sostanza. Non è solo questione di happy ending disattesi; la vena intimista e la costante malinconia che grava sui protagonisti di ieri e di oggi allontanano Il segreto di Green Knowe dagli stereotipi dei film destinati alle famiglie. Per apprezzare il valore della memoria occorre essere maturi, anche anagraficamente, ed aver accumulato un bagaglio di ricordi tra i quali scegliere i più significativi. Per accettare quanto vive il giovane Tolly è necessario abbandonarsi al lirismo senza pretendere spiegazioni prosaiche: l’aldilà laico di Green Knowe è una dimensione che si spalanca grazie ai ricordi dell’anziana proprietaria, alla suggestione di luoghi e oggetti. Può essere difficile, per un bambino o un preadolescente, calarsi nello sguardo sognante della nonna e del nipote: il ‘loro’ aldilà è astratto e poco assomiglia alle rappresentazioni della vita oltre la morte offerte dalle religioni più praticate. Inutile sperare nella comparsa di autorevoli personaggi sovrannaturali pronti ad elargire spiegazioni riguardo la presenza dei fantasmi, la sospensione del ‘normale’ fluire del tempo. La percezione pare affidata alla spiritualità dei singoli individui, alla capacità di saper ascoltare quanto giunge dal passato, dall’altrove.
In questo senso, il film è decisamente rivolto agli adulti, e si fa amare oppure detestare senza ammettere vie di mezzo. Dal punto di vista artistico, le scelte del regista sono nette e coerenti, dalle prime sequenze fino allo struggente epilogo; se lo spettatore si attende una vicenda innocua e disimpegnata, farcita di effetti speciali all’avanguardia, resterà deluso.

 

Autore: Cuccu’ssette – Stanchi del ”solito” cinema ? Troverete su Fendenti & Popcorn recensioni di pellicole fantasy, fantascientifiche, horror, surreali, storiche, famose o tutte da scoprire.

 

Titolo originaleFrom Time to Time
Regia: Julian Fellowes
Anno: 2009
Produzione: Gran Bretagna – Durata: 95 min.
Sceneggiatura: Julian Fellowes
Fotografia: Alan Almond
Musiche: Ilan Eshkeri
Interpreti: Alex Etel, Timothy Spall, Maggie Smith, Christopher Villiers, Hugh Bonneville, Pauline Collins

 


 

Trailer