IT - 2017

 

La nuova trasposizione di IT – Capitolo Uno (2017), tratto dall’omonimo romanzo epocale di Stephen King, è stato uno dei film dello scorso anno più di successo al box-office, grazie anche a una messinscena sontuosa e tecnicamente ineccepibile; ma il lavoro di sintesi e semplificazione estrema effettuato nei confronti dell’opera originale, senza cercare nessuna innovazione o spunto alternativo, (almeno per provare a distinguersi maggiormente sia dalla pagina scritta che dalla celebre versione televisiva del 1990), rendono il nuovo IT un film horror discretamente spaventoso e scorrevole ma che non colpisce veramente a fondo, accontentandosi di rimanere prudentemente in superficie, come un veloce ed effimero omaggio all’opera di King.

 

 

Trama: Nella cittadina di Derry nel Maine, ogni 27 anni, si verificano misteriose sparizioni e morti, soprattutto di ragazzi e bambini. Dopo la scomparsa del piccolo Georgie, il fratello Bill e i suoi amici ritengono responsabile di questi misfatti una malvagia entità ultraterrena che si fa conoscere come Pennywise, il Clown Danzante. Bill, convinto che Georgie possa essere ancora vivo, convince gli amici (riuniti in una banda che si fa chiamare Club dei Perdenti) ad avventurarsi nella ricerca del mostruoso pagliaccio, tanto più che tutti i ragazzi hanno avuto a che fare con il malefico Pennywise, apparso loro come incarnazione delle loro più recondite paure…

 

 

It – Capitolo Uno (It: Chapter One), diretto da Andrés Muschietti, è stato il film horror con maggiori incassi nella storia del cinema, e per essere una produzione horror ‘mainstream’, è stato accolto molto positivamente dalla critica. Naturalmente portare sullo schermo il monumentale romanzo di Stephen King, considerato unanimemente come la sua opera più significativa, non è uno scherzo. E il clown Pennywise è ormai da considerarsi a pieno titolo un’icona dell’horror come Dracula, Frankestein, Freddy Krueger… Per portare a termine con successo la difficile impresa si possono percorrere due strade: o si rimane essenzialmente fedeli all’originale, magari sfrondando e tagliando tutto quello che non ci sta, come era già avvenuto nel film televisivo diviso in due parti del 1990, oppure si cerca audacemente di reinterpretare il ricco materiale offerto dall’opera kinghiana, come fece Stanley Kubrick per il capolavoro Shining. Ovviamente Muschietti (che si era distinto in precedenza con l’interessante horror La madre) non è Kubrick e ha scelto (o forse gli è stata imposta) la strada facile, ovvero rimanere per quanto possibile vicini alla pagina scritta, senza rischiare troppo ma limitandosi ad attualizzare alcuni aspetti e situazioni della storia, la cui ambientazione viene spostata dagli anni ’50 agli anni ’80. Inoltre viene comodamente abbandonata la struttura a flashback del romanzo in favore di una netta distinzione temporale delle due linee narrative che raccontano separatamente l’infanzia e l’età adulta dei protagonisti in lotta con Pennywise. Ovviamente a un secondo film (già in produzione) sarà demandata la chiusura della vicenda. Il successo del film sembra aver dato ragione alle scelte della produzione, ma all’inizio le cose non devono essere filate troppo lisce, infatti originariamente doveva dirigere questo remake il talentuoso Cary Fukunaga (creatore dell’innovativo True Detective). Però, Fukunaga abbandonò il progetto per divergenze artistiche perché fu bocciata la sua intenzione di “…fare un film horror non convenzionale“. Con a disposizione un budget considerevole, It è un horror che funziona, nelle intenzioni abbastanza vicino allo spirito di King, ma anche piuttosto convenzionale e non troppo diverso in sostanza dalla miniserie TV del 1990 con il Pennywise di Tim Curry. Anzi le sequenze iniziali, con il piccolo Georgie che gioca per strada sotto la pioggia con la barchetta di carta costruita dal fratello Bill e si imbatte in Pennywise in agguato dentro un tombino, sono praticamente identiche, a parte ovviamente una maggiore concessione allo splatter della versione cinematografica odierna. Indubbiamente Muschietti dà un ‘taglio’ personale e visivamente potente alla pellicola, dotandola di un andamento incalzante, quasi frenetico, coadiuvato da una sceneggiatura efficace con dialoghi a tratti brillanti, buone dosi di gore, effetti CGI ben calibrati e una fotografia di alto livello, qualità quest’ultime, non presenti nel film TV di 30 anni fa. Tuttavia nel complesso si ha l’impressione di trovarsi di fronte allo stesso film, dove i volti degli attori delle 2 versioni possono essere intercambiabili. E alla fine entrambe le trasposizioni hanno lo stesso limite, cioè l’estrema semplificazione operata sulle vicende dei personaggi e sul loro tormentato percorso di formazione e di crescita appiattiscono e banalizzano inevitabilmente la grandiosa epopea esistenziale/orrifica creata con maniacale cura da Stephen King. Consapevole della cosa, il regista per ‘rimediare’ ricorre a buone dosi di sangue e di morbosa crudeltà, nel tentativo di non annacquare troppo quei tipici elementi presenti nell’opera dello scrittore del Maine ma la rinuncia quasi totale al ‘background’ di Derry e a quello dello stesso villain Pennywise toglie spessore e complessità alla suggestiva ‘mitologia’ di Stephen King e fa apparire un po’ gratuite certe situazioni e più convenzionali certi spaventi. Di fronte a un romanzo di oltre 1000 pagine qualche compromesso appare inevitabile nella trasposizione filmica ma viene sempre il dubbio che con un po’ più di coraggio nel non seguire a tutti i costi i supposti gusti dello spettatore ‘medio’, i risultati sarebbero migliori (ricordiamo in proposito la disastrosa trasposizione de La torre nera).

Lo spostamento temporale della vicenda dagli anni ’50 agli anni ’80 è giustificabile in qualche modo e ovviamente possiamo immaginare che il ‘capitolo 2’ (previsto per il 2019) si svolgerà ai nostri giorni. La caratterizzazione degli anni ’80 è comunque piuttosto piatta e sbrigativa (a un certo punto intravediamo anche l’immancabile videogame da bar) e manca quell’effetto ‘nostalgia’, caratteristico delle opere di Stephen King. Più azzeccata invece, risulta l’attualizzazione delle paure e fobie che tormentano i giovani protagonisti (quindi niente più licantropi dei vecchi film Universal, uccelli giganteschi o figure leggendarie della provincia rurale USA ma genitori in procinto di bruciare vivi, un ragazzo decapitato da un’esplosione, una donna deforme uscita da un quadro…). Pur nell’ambito di una vicenda assolutamente fantasiosa, riteniamo che alcuni tagli e semplificazioni attuati sulla storia e sui personaggi rendano meno credibile o convincente la lotta (anche interiore) dei protagonisti contro le loro paure e contro il mostruoso It che le incarna. Gli interpreti della banda dei ‘Perdenti’ offrono una prova attoriale più che positiva ma i ruoli dei sette ragazzi risultano talvolta piuttosto compressi e appiattiti. Il leader del gruppo, il balbuziente Bill, si dimostra sin troppo pronto ad affrontare It, apparendo da subito eccessivamente senza paura verso chi gli ha ucciso il fratello. Soprattutto il personaggio del ragazzo nero Mike per ora risulta sacrificato e le sue qualità di ‘studioso’, esperto della storia di Derry, nel film vengono discutibilmente trasferite nel personaggio di Ben, il ciccione tenerone vessato dai bulli capitanati dal sociopatico Henry Bowers. Il personaggio più convincente e intenso è quello dell’unica femmina del gruppo dei Perdenti, ovvero la rossa Beverly Marsh (Sophia Lillis), misterioso oggetto del desiderio per dei ragazzini in età prepuberale. Ma i maggiori consensi gli ha ovviamente suscitati il Penniwise di Bill Skarsgård, malefico e terrorizzante quanto basta nelle vesti di clown, ma senza quelle sfumature di malvagità e ambiguità che aveva il pagliaccio interpretato dall’istrionico Tim Curry nel film TV. Le due interpretazioni non sono comunque così dissimili, tenendo conto anche del trucco pesante e degli effetti speciali che supportano (e ‘mascherano’) la prova di Skarsgård. Certo, rispetto al romanzo in questo primo capitolo, su Penniwise e sulla sua natura ci viene detto poco o niente e le sue apparizioni spaventose si limitano a scandire meccanicamente la suspense del film. E anche le modalità con cui viene combattuto It risultano un po’ gratuite e implausibili, come abbiamo accennato sopra. Queste semplificazioni od omissioni non rendono il film più misterioso ma solo più banale. E’ inoltre assente quell’aura vagamente ‘lovecraftiana‘ che permeava l’It letterario e la strana cosmogonia di cui faceva parte.
Nel primo scontro dei Perdenti con It, nel film Beverly ferisce il clown con una prosaica sbarra d’acciaio, invece nel romanzo i ragazzi usano dei proiettili d’argento, appositamente forgiati. Inoltre, nella pellicola non è mostrato il rito del fumo durante il quale Richie e Mike scoprono le origini di It. In sintesi, senza l’apporto di strumenti magici, appare poco credibile il fatto che i Perdenti possano tenere testa a Pennywise. Più comprensibile invece, per una produzione mainstream, aver rinunciato alla scena del romanzo dove, dopo la battaglia con It nel sottosuolo di Derry, Beverly ha un rapporto sessuale con tutti i Perdenti per cementare il loro legame e uscire dalle fogne. E’ sempre stato problematico portare sullo schermo tutti gli aspetti morbosi e crudeli presenti nelle opere del Re dell’Horror e al regista non resta che aumentare le dosi di sangue, come nella scena del lavandino con Beverly.

Se non consideriamo troppo il romanzo, possiamo dire comunque che It – Capitolo Uno rimane un film horror godibile dove le due ore e passa di lunghezza scorrono via senza troppi problemi. Nonostante i suddetti difetti, lo spunto offerto dal romanzo è abbastanza potente da sorreggere efficacemente trasposizioni non troppo ispirate, come è stato anche nel caso della versione televisiva low-budget del 1990 che ebbe infatti un buon successo. Per un giudizio definitivo non ci resta che aspettare l’uscita del capitolo 2, dove vedremo, dopo 27 anni (durata del periodo di ‘letargo’ di It), la resa dei conti dei nostri eroi, ormai adulti, con la malefica entità.

 

Titolo: IT – Capitolo Uno (It: Chapter One)
Anno: 2017
Regia: Andrés Muschietti
Produzione: USA – Warner Bros. Pictures – Durata 135 min.
Sceneggiatura: Chase Palmer, Cary Fukunaga, Gary Dauberman
Fotografia: Chung-hoon Chung
Musiche: Benjamin Wallfisch
Cast:  Bill Skarsgård, Owen Teague, Jaeden Lieberher, Finn Wolfhard, Wyatt Oleff, Sophia Lillis, Chosen Jacobs