Oltre il Guado poster

Nei solitari boschi friulani l’etologo Marco Contrada studia il comportamento degli animali selvatici. Per controllarne gli spostamenti l’uomo colloca delle microcamere nei boschi e anche sugli animali; un giorno, visionando in diretta sul suo pc le riprese di una telecamera posizionata su una volpe, scopre i ruderi di un paese abbandonato. Incuriosito, Marco decide di esplorare il misterioso villaggio inoltrandosi tra le case in rovina sotto una pioggia battente. Qui si imbatte in tracce di un’insolita attività predatoria forse non imputabile a un comune animale feroce e strani ritrovamenti all’interno di una scuola abbandonata fanno pensare a un’ignota minaccia che viene da un lontano passato…

 

L’horror rurale di Lorenzo Bianchini

Fin dai tempi del suo primo cortometraggio Paura dentro (1997), autoprodotto e interpretato dalla cugina, il regista friulano Lorenzo Bianchini è rimasto coerente alla sua personalissima visione dell’orrore soprannaturale, fatto di atmosfere sinistre e paure impalpabili ma ben percepibili dallo spettatore più ricettivo. Anche nella sua ultima opera Oltre il guado (Across the river per il mercato estero) del 2013, Bianchini predilige ambientare la storia in un Friuli rurale e misterioso, per la precisione nei boschi a ridosso del confine sloveno nella provincia di Udine. Oltre al solitario naturalista (interpretato dal bravo Marco Marchese molto somigliante a Willem Dafoe) protagonista indiscusso del film è il paese abbandonato di Topolò (Topolov in sloveno) con le sue case diroccate dai tetti spioventi e i vicoli angusti e tenebrosi. Se si ritiene che lo scopo principale di un film horror sia quello di instillare spavento e inquietudine, Oltre il guado ci riesce benissimo nonostante un ritmo inizialmente lento e una sostanziale mancanza di dialoghi (infatti il protagonista è sempre solo). Se il suo film più famoso, Custodes Bestiae, ricorreva a suggestioni lovecraftiane, Oltre il guado fonde con maestria il gotico rurale alla Pupi Avati con il più moderno terrore found footage di Blair Witch Project con cui condivide l’ambientazione boschiva. Ma a differenza dei mediocri e ripetitivi found footage made in USA, il film di Bianchini rifugge da facili spaventi e confusi effettacci splatter, costruendo in maniera progressiva ed inesorabile un senso di mistero e di paura intorno al protagonista (e allo spettatore) rimasto intrappolato nel paese diroccato, sommerso da piogge torrenziali.

Fantomatiche presenze si aggirano tra le rovine ma la loro reale natura non è mostrata inizialmente con chiarezza e anche quando l’etologo intravede qualcosa nelle riprese notturne delle microcamere installate nel bosco non si comprende cosa ci si trova di fronte; quello del regista friulano è un horror più suggerito che mostrato dove predominano versi di animali notturni, scricchiolii, porte che sbattono, reperti enigmatici, ‘sussurri e grida’ che abitano gli incubi anche interiori del protagonista. E quest’aura di indeterminatezza coinvolge anche lo spettatore che non si trova in posizione agevolata per la comprensione del mistero. Anzi, le poche scene di dialogo che vedono parlare tra di loro un’anziana coppia di montanari sono in dialetto sloveno e non aiutano a fare luce sull’oscura vicenda. Questo ci fa capire che il regista (come David Lynch in Inland Empire con i dialoghi iniziali in polacco) non ha nessuna intenzione o interesse a servire allo spettatore una chiave di lettura facile e scontata ma predilige, come in tutte le sue opere precedenti, creare un personale percorso di ‘paura’ dove la paura dell’ignoto prevale su qualsiasi chiarimento o spiegazione più o meno razionale. Quello che infine interessa a Bianchini è mostrarci gli effetti dell’isolamento e della solitudine che costringono una persona ad affrontare le proprie paure più recondite.

Oltre_il_Guado

Naturalmente la scelta di Bianchini di non spiegare o approfondire le misteriose presenze del paese può generare una certa delusione o irritazione in chi predilige un cinema dell’orrore più convenzionale e fruibile.
[Attenzione spoiler!] Non che manchino indizi che dovrebbero spiegare le inquietanti entità malvagie che abitano il paese abbandonato ma ci vengono solo mostrati senza alcun supporto o chiarimento a livello narrativo. La soluzione del mistero sembra essere racchiusa in una vecchia foto (poco chiara) e in un vecchio filmato girato dai partigiani alla fine della guerra. Alla fine si svelano a noi e alla sventurato Marco Contrada quelle che sembrano due ragazzine gemelle piuttosto voraci e sgradevoli la cui natura e origine però rimane avvolta nel mistero. La rappresentazione delle malefiche ragazzine dai lunghi capelli non è del tutto originale (si pensi al giapponese Ring) ma è comunque discretamente terrorizzante. Anche la presenza dell’acqua che si infiltra ovunque è un elemento caratterizzante di altri horror nipponici come Dark Water. [Fine spoiler)

Tecnicamente Oltre il guado segna un passo avanti rispetto ai precedenti film di Bianchini, sopratutto sotto l’aspetto visivo grazie all’utilizzo di fotocamere digitali come la Canon 7D che hanno una resa più cinematografica che televisiva. In questo senso è da considerarsi ottimo l’operato di Daniele Trani, il direttore della fotografia. Le riprese in esterno sono state girate a dicembre in condizioni piuttosto proibitive nello storico centro di Topolò, invece gli interni sono stati girati a Monteprato, in una vecchia casa, dove sono stati ricostruiti gli ambienti lugubri e fatiscenti.
Oltre il guado ha riscosso ampi riconoscimenti in numerosi festival all’estero e in Italia: tra gli ultimi premi ottenuti ricordiamo il Pipistrello d’Oro al Fantafestival 2014 di Roma come miglior film italiano.

 

TitoloOltre il guado – Across the river
Regia: Lorenzo Bianchini
Anno: 2013
Produzione: Italia – Collective Pictures – Sonoro, colore, durata 92 min.
Sceneggiatura: Lorenzo Bianchini, Michela Bianchini
Fotografia: Daniele Trani
Musica: Stefano Sciascia
Interpreti: Marco Marchese, Renzo Gariup, Lidia Zabrieszac


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