robocop_2014

Nell’anno 2028 la multinazionale OmniCorp primeggia nel campo delle tecnologie cibernetiche, soprattutto in ambito bellico. Infatti gli USA utilizzano con successo i suoi robot in vari scenari di guerra all’estero. Tuttavia l’OmniCorp non può utilizzare i suoi prodotti sul territorio nazionale per debellare la crescente criminalità, sia per la diffidenza verso i robot da parte dell’opinione pubblica sia perché è esplicitamente proibito da una legge emanata appositamente. Ma il cinico capo dell’OmniCorp, con la collaborazione di uno scienziato, cerca un modo per aggirare il divieto. L’occasione si presenta quando un incorruttibile poliziotto di Detroit, Alex Murphy, rimane gravemente ferito in un attentato ordito da colleghi corrotti. Murphy è pesantemente menomato nel fisico ma per questo è il candidato ideale per il programma RoboCop: grazie ad avanzate protesi cibernetiche potrebbe diventare il primo modello di fusione tra uomo e macchina, in grado di combattere con efficienza il crimine e allo stesso tempo di conquistarsi la fiducia dei cittadini… 

Risulta difficile parlare di RoboCop, senza fare confronti con l’illustre originale del 1987 di Paul Verhoeven, ormai assurto al rango di cult. Tralasciando giustamente i mediocri sequel del primo RoboCop, le major incaricano il regista brasiliano José Padilha di imbastire un sontuoso reboot, per riportare in auge il cinema sci-fi anni ’80/’90 che ci ha regalato alcuni capolavori del genere. Ma ovviamente i tempi sono cambiati e un film costoso come questo si deve assicurare la più larga fetta di pubblico possibile. E per questo deve essere un film visibile a tutti, senza divieti ai minori o censure. Quindi il reboot si è dovuto allontanare dal RoboCop originale del 1987, la cui peculiarità era quella di spingere forte sul pedale della violenza, del sangue e anche sulla satira grottesca e sul ‘politicamente scorretto’. In sintesi un film parodistico ed eccessivo e con un suo stile originale, ma in qualche modo anche esaltante nelle sue sanguinose scene d’azione. Naturalmente José Padilha (già regista dei violenti Tropa de Elite – Gli squadroni della morte e Tropa de Elite 2 – Il nemico è un altro), pur disponendo di un budget superiore, ha dovuto limitare tutti quegli aspetti che rendevano il RoboCop di Verhoeven innovativo e divertente. La storia è essenzialmente la stessa ma il regista cerca di allargarne gli orizzonti, aggiornandola agli scenari odierni. Abbastanza originale e di buon impatto la scena d’apertura con la diretta tv da Teheran dove vediamo le truppe USA, composte da robot, androidi e droni che pattugliano le strade a caccia di terroristi. Vengono anche sviluppate quelle tematiche più realistiche e drammatiche che nel primo film erano state tralasciate, come la scena della riabilitazione dell’uomo con le mani artificiali che cerca di suonare la chitarra o il rapporto del protagonista con la famiglia e la problematica convivenza con il suo nuovo stato di uomo-robot. Il reboot è un film che si prende più sul serio dell’originale ma il lodevole tentativo diventa anche il suo limite. Alla fine, lo sforzo di rimanere entro i binari del film per ‘tutti’ toglie quella vivacità ed inventiva che avrebbe elevato la pellicola dalla media corrente. La violenza iperbolica del primo film, viene sostituita qui da massicce dosi di effetti speciali CGI, ovviamente ben realizzati ma che rendono il tutto molto omologato a numerose altre produzioni sci-fi recenti. Ricordiamo, a questo proposito, il fallimentare remake di un altro film di Paul Verhoeven, Total Recall – Atto di forza. Purtroppo dopo un buon inizio emotivamente coinvolgente, RoboCop perde di mordente fino ad approdare ad un finale un po’ piatto e sottotono. Intendiamoci, per chi ignora il primo RoboCop, questa rimane comunque una pellicola ben confezionata e godibile. Il nuovo robocop ha un look più elegante e meno ‘robotico’ del primo e l’armatura sembra un po’ un mix tra quella di Batman e di Iron Man. Il personaggio di Alex Murphy ha il volto di Joel Kinnaman, già protagonista della serie tv intitolata The Killing. Kinnaman ha il giusto ‘physique du role’ per la parte di un cyborg, anche se quando va in giro con la visiera alzata eccede in qualche smorfia di troppo. Gli aspetti di satira sociale (presenti in dosi massicce nel primo film) sono limitati al personaggio del magnate televisivo interpretato da un istrionico Samuel Jackson, abilissimo nel manipolare le notizie secondo i suoi interessi. Nella parte del cinico boss della OmniCorp troviamo un invecchiato Michael Keaton che fa un cattivo abbastanza di maniera. Forse il migliore è Gary Oldman nel ruolo dello scienziato tormentato dai dubbi morali. 
A titolo di curiosità segnaliamo qualche simpatico riferimento al Mago di Oz nella versione del 1939 (la canzone cantata dall’ uomo di latta durante la prima simulazione virtuale tenuta da Alex Murphy e l’appellativo ‘testa di latta’ con cui viene deriso RoboCop, sempre in riferimento al personaggio prima citato del film Il Mago di Oz).

Titolo: RoboCop (RoboCop) – Regia: José Padilha – Anno: 2014 Produzione: USA – Columbia Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer – Colore, audio: Dolby Digital, SDDS, Durata: 121 min. – Sceneggiatura: Nick Schenk, James Vanderbilt, Joshua Zetumer – Fotografia: Lula Carvalho – Scenografia: Martin Whist – Effetti speciali: David Reaume – Musica: Pedro Bromfman – Interpreti: Joel Kinnaman, Gary Oldman, Michael Keaton, Samuel L. Jackson, Abbie Cornish, Jackie Earle Haley


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