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Il dottor Bill Cortner è un brillante chirurgo che ha scoperto un metodo per conservare in vita parti separate del corpo umano, conducendo esperimenti poco ortodossi. Quando la sua bella fidanzata Jan rimane decapitata in un terribile incidente stradale, non esita a mettere in pratica il suo metodo, recuperando la testa mozzata della ragazza che riesce a far rivivere nel suo laboratorio. Ma Cortner vuole andare oltre e si mette a cercare con zelo un bel corpo femminile su cui trapiantare la testa. Però Jan (o quel che ne rimane) non è dello stesso avviso e, piena di rancore verso il medico per l’orrenda condizione in cui è costretta, cercherà di ostacolare il folle progetto con l’aiuto di un mostro cannibale tenuto prigioniero in una stanza, frutto di esperimenti poco riusciti di Cortner…

Considerato dai più (non del tutto a torto) un filmetto di infimo ordine, Il cervello che non voleva morire (The Brain That Wouldn’t Die) rimane tuttavia un singolare esempio di horror/trash ante litteram. Nonostante l’umorismo involontario di dialoghi e situazioni, il film ha una sua peculiare malsana vivacità e una certa atmosfera morbosa che lo rendono godibile, almeno per gli amanti del genere. La graziosa testa parlante della ragazza (interpretata da Virginia Leith) si unisce alla serie di cervelli tenuti in vita artificialmente al cinema, iniziata nel 1942 con Il cervello mostro e proseguita con Il cervello di Donovan (1953) e L’uomo che vinse la morte (1962). Simile per la trama dalle atmosfere macabre e morbose è il grottesco film tedesco Al di là dell’orrore del 1959. Il cervello che non voleva morire fu considerato per l’epoca piuttosto efferato con la messa in scena di pioneristici elementi gore ed exploitation (una testa mozza parlante, braccia strappate, carni dilaniate a morsi, ragazze in vesti succinte, deformità varie…), infatti, benché girato nel 1959, poté essere distribuito nelle sale solo nel 1962 a causa di problemi con la censura. Il tutto sarà ripreso poi in chiave ancor più volutamente grottesca e sfrenata nella serie di Re-Animator negli anni ’80, liberamente tratta da Lovecraft.

Il Cervello che non voleva morire

Joseph Green (1900-1996), regista e produttore di origine polacca (realizzatore di film in yiddish sulla vita delle comunità ebraiche dell’Europa orientale negli anni ’30), girò la pellicola con pochi soldi in uno scantinato di un albergo di New York per gli interni. Green, per l’interpretazione del mostro cannibale chiuso nello stanzino, fece ricorso ad un vero ‘freak’, il gigante acromegalico Eddie Carmel, noto artista circense di origine israeliana conosciuto come The Jewish Giant (“il gigante ebreo”), ritratto anche in una celebre foto di Diane Arbus nel 1970.


Titolo: Il cervello che non voleva morire (The Brain That Wouldn’t Die)
Regia: Joseph Green
Anno: 1962
Produzione: USA – Sterling Productions – b/n, durata 82 min.
Sceneggiatura: Joseph Green, Rex Carlton
Fotografia: Stephen Hajnal
Effetti speciali: Byron Baer, George Fiala (trucco)
Musica: Abe Baker, Tony Restaino
Interpreti: Herb (Jason) Evers, Virginia Leith, Leslie Daniels, Adele Lamont, Eddie Carmel


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