Twin Peaks welcome

 

La terza stagione di Twin Peaks, dopo un’attesa febbrile durata 25 anni, ci consegna un David Lynch senza freni che riversa in questa nuova serie televisiva tutta la sua visione artistica senza compromessi o filtri, ripartendo da Eraserhead e superando Inland Empire.

La terza stagione di Twin Peaks segna il ritorno ‘artistico’ del ‘maestro’ David Lynch più che della serie TV in sé stessa. Infatti dopo aver girato (in digitale) l’incredibile e allucinato Inland Empire, Lynch sembrava aver detto addio al cinema con grande dispiacere dei suoi estimatori. Ma la ripresa di Twin Peaks, la serie che nel 1990 aveva stravolto e rinnovato il concetto stesso di serialità televisiva, ha permesso a Lynch di realizzare (sempre in digitale) un film di 18 ore, poi suddiviso in 18 puntate, sperimentando ‘sfrenatamente’ senza sentire obblighi o vincoli di sorta nei confronti del pubblico o dei produttori di Showtime. Naturalmente chi conosce (e condivide) la visione metafisica-onirica del regista e ha memorizzato le sue opere (soprattutto in questo caso Fuoco cammina con me) può sperare di orientarsi nelle trame e sotto-trame presenti in Twin Peaks: Il ritorno e cogliere tutti i riferimenti all’opera lynchana. Agli altri ‘comuni’ spettatori non resta che abbandonarsi al fascino inquietante e bizzarro delle immagini e della colonna sonora, senza cercare di capire troppo la magmatica e surreale storia, privilegiando quindi l’esperienza trascendente intuitiva a quella razionale, come lo stesso Lynch ha teorizzato in varie occasioni. La prima stagione di Twin Peaks mescolò genialmente elementi thriller, noir e fantastici per costruire una vicenda misteriosa e suggestiva che portava lo spettatore a proseguire nella visione delle puntate per cercare di trovare risposta alla fatidica domanda “Chi ha ucciso Laura Palmer?“. La magistrale costruzione di personaggi (a cui il pubblico potesse affezionarsi) e situazioni inconsuete e al tempo stesso familiari (come nelle canoniche soap opera), con l’aggiunta di momenti più ‘leggeri’ o addirittura grotteschi e surreali hanno reso la serie un ‘cult’. Quando con la seconda stagione la risoluzione del mistero si è dilatata e ingarbugliata con elementi esoterico-fantastici che sospendevano la vicenda tra allucinazione e realtà, gli ascolti sono calati e la serie è stata chiusa senza troppi complimenti, lasciandoci con l’agente Dale Cooper posseduto dall’entità malvagia chiamata ‘Bob’ e l’enigma della Loggia Nera sostanzialmente irrisolto.

Twin Peaks 3

In questi anni le serie televisive e il concetto stesso di serialità si sono evoluti enormemente (sia dal punto di vista tematico che stilistico) anche grazie all’influenza di Twin Peaks e di conseguenza pure i gusti del pubblico si sono evoluti verso un tipo di spettacolo più sofisticato e stimolante. Soprattutto per i serial di genere fantastico ricordiamo Lost, The Leftovers o The OA che possiamo ritenere in qualche modo discendenti di Twin Peaks e dei suoi misteri onirici.
Doverosamente Twin Peaks: Il ritorno sembra riprendere da dove si era interrotto 25 anni prima, ma Lynch, da sempre audace innovatore, non esita ad alzare ulteriormente l’asticella della sperimentazione, permettendosi di ignorare o disgregare tutte le regole e convenzioni della serialità televisiva e dei generi (thriller, giallo, horror, comedy…) e dando libero sfogo alla propria visione artistica. Fin dai primi episodi appare chiaro che Lynch non si accontenta di una banale riproposizione di quei fattori che avevano decretato il successo delle prime due stagioni, ma espande scenari, situazioni e personaggi in un complesso ed enigmatico multiverso dove la cittadina di Twin Peaks non è più il fulcro della narrazione e passato, presente e futuro si intrecciano in maniera inestricabile. Veniamo a sapere che Dale Cooper è rimasto intrappolato in questi 25 anni in quel non-luogo atemporale conosciuto come Loggia Nera e un suo doppio malvagio, incarnazione di Bob, è libero di scorrazzare per il mondo. Naturalmente c’è sempre la cittadina di Twin Peaks con la sua stazione di polizia e i suoi personaggi stralunati e teneri come Lucy la centralinista svampita, l’agente imbranato Andy, il saggio indiano Hawk, la bislacca signora Ceppo… ma già nella prima puntata la scena si sposta a New York con un prologo misterioso dalle atmosfere horror che promette bene: un giovane all’interno di un cupo edificio segreto, impegnato in un lavoro ‘kafkiano’ e pericoloso di sorveglianza di uno strano marchingegno dotato di oblò, viene divorato insieme ad un’amichetta occasionale da una entità omicida fluttuante fuoriuscita dallo stesso oblò. Forse si tratta di qualche attività segreta di sorveglianza di entità aliene, o di accessi su altre dimensioni (come la Loggia Nera), sul tipo di quelle di cui si occupava il dipartimento dello scomparso Maggiore Briggs. Poi abbiamo un altro strano omicidio di una certa Ruth Davenport con tanto di indagini e interrogatori del sospettato. Fiduciosi ci illudiamo che Lynch abbia deciso di seguire, seppur tortuosamente, le strade relativamente più convenzionali del genere thriller-horror per svelarci alla fine i fantomatici misteri di Twin Peaks, magari disciplinando quei meccanismi della serialità TV che lui stesso aveva contribuito a rivoluzionare negli anni ’90. Ma le cose non andranno proprio così lisce. Lynch, come farà nel proseguo di tutta la serie, non esiterà ad ingarbugliare il tutto aprendo sotto-trame parallele o aggiungere personaggi più o meno superflui, senza preoccuparsi poi di fornire una chiusura adeguata o una spiegazione comprensibile o un collegamento funzionale alla trama principale. Ma se facesse diversamente non sarebbe il David Lynch che abbiamo imparato a conoscere nella sua gloriosa carriera artistica cinematografica. Nelle successive due puntate il tono cambia e prende una deriva grottesca e surreale in puro stile Eraserhead, quando l’agente Cooper riesce ad evadere dalla Loggia Nera tramite un fantasmagorico viaggio ‘interdimensionale’ che sembra la versione ‘weird’ del viaggio dell’astronauta di 2001 Odissea nello spazio. Tornato sulla terra, Cooper, provato dall’allucinante esperienza, perde la memoria e vagherà in uno stato semi-catatonico per quasi tutte le puntate, pur conservando alcune abilità latenti, e prenderà il posto di un’altra sua copia o versione più ‘sfigata’ (però il Cooper n.3, di nome Dougie Jones, risulta sposato con Naomi Watts!) in attesa di riacquistare ricordi e facoltà per proseguire la missione originaria. Con il suo bizzarro senso dell’umorismo, Lynch ha apparentemente messo fuori gioco l’eroe principale, e il Cooper malvagio dominerà la scena con il suo sguardo nero e spento da squalo, impegnato in imprese tanto nefande quanto imperscrutabili. Come vediamo, qualcuno potrebbe rimanere deluso dal fatto che Lynch non si sia concentrato principalmente su Twin Peaks ma dilati il tutto con spirito paradossale e caotico nonsense.

Twin Peaks 3

Eppure si tratta in parte di caos solo apparente, come non sfuggirà agli spettatori dotati di attenzione maniacale durante la visione delle nuove puntate e di conoscenza certosina delle opere passate di Lynch: già nella prima puntata, quando Dale Cooper ha un altro incontro con l’enigmatico gigante delle prime stagioni, lo spettatore dovrà prestare attenzione al messaggio sibillino di quest’ultimo, se vorrà comprendere (o comunque provarci…) il doppio finale pazzesco che il diabolico Lynch ci ha riservato nelle ultime due puntate: “Ricorda 430, Richard e Linda, due piccioni con una fava“. Quindi Lynch dissemina qua e là tracce e indizi per risolvere il rompicapo e uscire dal labirinto della sua storia, ma sempre in maniera tortuosa e ambigua.
Ebbene sì, Twin Peaks è tornato ma è fatto della materia ingannevole dei sogni, non troppo vincolata alle canoniche unità di tempo, di luogo e di azione. Come se sapesse di non avere un’altra occasione, David Lynch riversa in questa terza stagione tutta la sua arte e tutto il suo cinema, rischiando però talvolta di dissipare od offuscare il fascino che emanavano le prime stagioni di Twin Peaks: troviamo il Lynch artista visivo (quando cinema e TV lasciano il posto alla videoarte), e il Lynch artista musicale (ogni episodio si chiude con la performance di qualche cantante o complesso più o meno famoso). Tutto questo contribuisce a creare uno spiazzante effetto collage o puzzle dove ogni pezzo, anche il più insignificante o apparentemente casuale, si ricollega a qualche altra parte dell’universo lynchano. Le scenografie, gli effetti speciali e la colonna sonora in alcuni episodi richiamano fortemente il primo lungometraggio di Lynch, Eraserhead del 1977. Come in Strade perdute Mulholland Drive i personaggi possono inspiegabilmente cambiare in corsa identità e natura come accade nel mondo dei sogni dove nulla è stabilmente ciò che sembra. Per rimanere ancorati a Twin Peaks: Il ritorno numerosi sono i rimandi e i collegamenti più o meno criptici al film Fuoco cammina con me (1992), il prequel della serie TV che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Diversi infatti sono i luoghi, personaggi e situazioni del film che ricompaiono in Twin Peaks: Il ritorno ma lasciamo ad altri il compito certosino di individuarli per riannodare tutti i fili pendenti. Possiamo solo dire che il regista nella terza stagione di Twin Peaks ha voluto condensare tutto (o quasi) il suo cinema sia sotto l’aspetto tematico che stilistico in un unico film televisivo suddiviso in 18 parti. Una sorta di testamento artistico destinato a un’elite di super-fan ma poco fruibile dal grande pubblico. Ovviamente non mancano tutte le tematiche care al fantastico metafisico lynchano: la lotta tra Bene e Male, il contrasto tra luce e tenebre, il tema del doppio e della perdita dell’identità, l’ambiguità del confine tra mondo reale e mondo onirico…

Twin Peaks- La Loggia Nera

 

 

I misteri di Twin Peaks sono spiegabili?

Di solito una serie televisiva, rispetto a una pellicola cinematografica che può permettersi di essere anche ‘artistica’ e svincolata da immediate esigenze di intrattenimento, non dovrebbe essere a tal punto sperimentale da far dimenticare che dovrebbe teoricamente rendere conto a un pubblico di telespettatori che si aspettano comunque il soddisfacimento di certe esigenze in cambio di fedeltà, immedesimazione e affetto (possibilmente durevoli nel tempo) nei confronti della vicenda narrata e dei personaggi della serie. Ma come abbiamo già accennato, Lynch è ormai abbastanza autorevole e celebrato per ‘trascurare’ questi aspetti, tanto più che per lui il mezzo televisivo è solo un’estensione del cinema che gli va un po’ stretto per le cose che vuole raccontare. Infatti, uno dei film più enigmatici e suggestivi di Lynch, Mulholland Drive, originariamente era stato concepito come una serie TV, poi cancellata.

Però se si apprezzano e si accettano le logiche ‘oniriche’ e i simbolismi che sostengono l’arte lynchana, è doveroso (e anche appagante per i più masochisti) cercare di interpretare il complesso meccanismo costituito da Twin Peaks: Il ritorno. Prima però bisogna sfrondare tutto quello che è superfluo. Come già detto all’inizio Lynch ha voluto ‘strafare’ per certi aspetti: ha aperto troppe sotto-trame e filoni narrativi che non portano da nessuna parte o comunque non risultano così interessanti o utili, anzi rallentano l’azione e stemperano la tensione, elementi più ‘convenzionali’ ma comunque sempre presenti in qualche misura nei noir fantastici del regista. Cosa servivano ad esempio le storyline interpretate da Tim Roth e Harry Dean Stanton? E superflue e poco interessanti risultano anche le storie di Shelly Johnson o Ben Horne con relativi, mariti, amanti, segretarie… Anche altri personaggi ‘storici’ sono stati ripresi in maniera poco incisiva come Audrey Horne (comunque protagonista di una bizzarra scena di ballo durante i già citati finali musicali alla Roadhouse) o Ed e Nadine impegnati in un inutile happy end. Dell’iniziale spunto horror con la fuoriuscita dell’entità fluttuante che uccide i due ragazzi non sapremo più niente e l’indagine sull’omicidio di Ruth Davenport porterà in maniera molto macchinosa alla scomparsa del maggiore Briggs. Sicuramente più accattivanti e suggestive risultano le story-line legate alle indagini principali (la ricerca dell’agente Cooper e il suo ritorno alla ‘coscienza’) e alla città di Twin Peaks con Andy, Lucy e Hawk sulle tracce della Loggia Nera: a parte il ben calibrato effetto ‘nostalgia’, Lynch non ha perso la mano, anzi rilancia facendoci conoscere la sua folle cosmogonia, le origini del male (episodio 8) e facendo crescere l’attesa per il confronto tra i due Cooper. Quindi, se tralasciamo una suggestiva spiegazione totalmente onirica dove il sognatore può essere a rotazione lo stesso spettatore, David Lynch/Gordon Cole, o Dale Cooper, proviamo a cercare un’interpretazione più ‘letterale’ dei fatti, soprattutto alla luce del sorprendente doppio finale che lascia mille dubbi e sembra riaprire tutto.

Spoiler!

Oltre al malefico Bob che agisce come doppelganger di Cooper, in questa terza stagione veniamo a conoscenza di un’entità malvagia superiore chiamata prosaicamente ‘Judy’, ambigua origine di tutti i mali, su cui già indagava in “Fuoco cammina con me” l’agente dell’ FBI Philip Jeffries (interpretato dal recentemente scomparso David Bowie), mettendone a conoscenza solo Gordon Cole (David Lynch). Ma il primo a dare la caccia a questo antico male nell’operazione Rosa Blu era Garland Briggs. Nell’allucinato episodio 8 veniamo trasportati indietro nel tempo nel 1945 durante un esperimento nucleare nel deserto del New Mexico; dalla fantasmagorica esplosione sembra nascere proprio l’entità Bob che viene partorito dalla bocca di una fluttuante figura femminile (Judy?). Facciamo anche conoscenza della Loggia Bianca dove risiede il Gigante enigmatico che spesso ha visitato in sogno l’agente Cooper. Da questa Loggia, apparentemente sede di forze più ‘benigne’ di quelle che operano nella Loggia Nera, viene spedita sulla Terra un globo dorato con il volto di Laura Palmer, una sorta di forza positiva nata per opporsi a Bob. Nel 1956 da un uovo nel deserto ‘atomico’ nasce uno strano insetto ‘anfibio’. Mentre, in una parentesi horror-surreale, i ‘boscaioli’ della Loggia Nera si introducono in una stazione radio locale e fanno fuori cruentemente i malcapitati operatori radiofonici per impadronirsi del microfono e trasmettere nell’etere un soporifero messaggio ipnotico, lo sgradevole pseudo-insetto si introduce nella bocca di una ragazza addormentata che vive nei dintorni. Possiamo ipotizzare che la ragazza sia una giovane Sarah Palmer (la futura madre di Laura) che rimane infettata dal male (Bob/Judy) e che a sua volta contagerà Leland Palmer, il futuro assassino della figlia Laura. In effetti Lynch, in un colpo di scena (forse anticipato e fuori tempo) ci mostra Sarah Palmer, già in varie scene precedenti dipinta come maligna e isterica, che si ‘toglie’ la faccia a mo’ di maschera rivelando un vuoto nero con una bocca ghignante, per azzannare al collo un uomo che la stava importunando in un bar. Quindi dopo la rivelazione della prima serie con Leland/Bob, ora abbiamo una terribile e inaspettata Sarah/Judy. Nel sedicesimo episodio finalmente Dale Cooper si risveglia dal suo torpore catatonico e si precipita a Twin Peaks, in compagnia di due gangster di cui si è guadagnato la simpatia e il rispetto, per ricongiungersi con i suoi amici e affrontare il Cooper/Bob ‘cattivo’, probabilmente a sua volta ansioso di riunirsi a Sarah/Judy. Nel diciassettesimo episodio abbiamo lo scontro finale tra i due Cooper ma non nel modo che ci si potrebbe aspettare: a sconfiggere Bob ci penseranno prima Lucy con una revolverata e poi, dopo che i ‘boscaioli’ lo hanno ‘resuscitato (per la seconda volta), Freddie il ragazzo con il ‘guanto verde’ (personaggio apparentemente secondario e poco significativo di cui ci eravamo scordati) che ingaggia con la malefica entità un bizzarro combattimento fisico/magico/psichedelico. Comunque Bob sembra annientato e Dale Cooper che ha fatto da spettatore rispedisce il suo doppio nella Loggia Nera e si ricongiunge con la vera Diane (la fantomatica segretaria/assistente a cui Cooper lasciava messaggi registrati nelle prime stagioni) che nel frattempo aveva assunto le sembianze di una ragazza asiatica mugolante senza occhi (ma non chiedeteci come e perché). Ma le cose tornano a complicarsi: il faccione di Dale Cooper appare in sovrimpressione osservando gli ultimi accadimenti. Si tratta di un Cooper da un’altra dimensione? O da un’altra linea temporale? O qualcuno sta sognando? Forse un po’ di tutte e tre le possibilità… 

 

Twin Peaks 3

Pur tra mille assurdità e criptici simbolismi gli episodi 16 e 17 sono stati avvincenti, e la vicenda sembra avviarsi verso un finale lieto e relativamente lineare. Ma l’universo di Lynch è oscuro e ingannevole e il finale della puntata 17 e la 18 ribaltano e riaprono tutto con viaggi temporali, prospettive oniriche e spostamenti tra realtà alternative. E non aspettiamoci un’altra serie chiarificatrice visti gli ascolti non particolarmente esaltanti della terza stagione di Twin Peaks. Eppure, nonostante un’inevitabile senso di frustrazione, non si può non provare una certa ‘ammirazione’ per il regista che con noncuranza manda Dale Cooper in missione indietro nel tempo per cercare di salvare Laura Palmer…

Spoiler!

Purtroppo si ricomincia dall’inizio… Alla fine dell’episodio 17 Cooper è deciso a trovare Judy e salvare Laura e, spronato da Mike “l’uomo con un solo braccio” e Leland Palmer (entrambi confinati nella Loggia Nera), incontra Philip Jeffries (ora rappresentato come una caldaia/teiera che emette sbuffi di fumo, visto che David Bowie non c’è più) e torna indietro nel tempo fino alla tragica e misteriosa notte in cui Laura Palmer fu uccisa; evidentemente il suo soggiorno obbligato presso la Loggia Nera, gli ha fatto acquisire delle facoltà o conoscenze fuori dal comune. Cooper raggiunge Laura nel bosco prima che incontri Leo Johnson, Jaques Renault e Ronette Pulaski (personaggi delle prime due stagioni), e la porta via con sé per impedire il fatale appuntamento. Di conseguenza vediamo il telo di plastica sul bordo del fiume con il corpo di Laura scomparire. A quanto sembra Cooper è riuscito ad ‘annullare’ l’omicidio di Laura. Ma Sarah Palmer/Judy è sempre attiva e vigile e da casa si accanisce rabbiosamente su una foto della figlia, e subito dopo, nel bosco, Laura svanisce tra le mani di Cooper come se non fosse mai esistita. Ma il peggio deve ancora venire…

Gli attori sono sempre gli stessi ma improvvisamente cambiano i personaggi, luoghi e situazioni. Lynch sferra allo spettatore il colpo di grazia. Riemergono gli ‘spettri’ di Mulholland Drive e Inland Empire che hanno affascinato/angosciato schiere di cinefili.

Spoiler!

Dopo tante fatiche Cooper si concede un intermezzo sentimentale/passionale in un motel con Diane per prepararsi poi alla missione finale di trovare e possibilmente sradicare la radice del male ovvero Judy. Ma all’indomani Cooper si ritrova da solo piantato con una lettera firmata da una certa Linda che si rivolge lui come Richard: è cambiato lo scenario e probabilmente Cooper e Diane sono entrati in un’altra realtà alternativa (creata da Judy?), dove si chiamano Richard e Linda. Torna alla mente il vaticinio del Gigante nelle prime puntate su Richard e Linda… Cooper/Richard si lancia alla ricerca di Laura che ora vive a Odessa (Texas) come cameriera con il nome di Carrie Page (anche qui non se la passa bene e sembra perseguitata da Judy in qualche modo…). Cooper raccoglie Laura/Carrie e attraversando mezzi Stati Uniti, si precipita a Twin Peaks che non è proprio quella che abbiamo conosciuto nella serie TV. Si recano alla casa dei Palmer ma la trovano abitata da un’altra donna che si chiama Tremond (nome che si sente anche in “Fuoco cammina con me”: andate a rivedervelo per i particolari) e non conosce nessuna Sarah Palmer. I due si allontanano e anche Cooper sembra spaesato e chiede perfino ‘in che anno siamo?’. Un grido rieccheggia nella notte (la voce di Sarah?), Laura urla da vera ‘scream queen’ e le luci nella casa si spengono improvvisamente. Cala il sipario…

Come vediamo dallo spoiler il secondo finale (non proprio roseo) è piuttosto oscuro e si può prestare a numerose interpretazioni. Comunque la lotta tra Bene e Male sembra destinata a proseguire in altri tempi e altri luoghi. Tutto questo può risultare frustrante per lo spettatore ma è innegabile che nessuno ha mai fatto qualcosa di simile e ha mai osato tanto in una serie televisiva. Lasciamo al singolo telespettatore decidere se David Lynch si è preso gioco di noi, ha firmato il suo testamento artistico o altro…

Twin Peaks

 

Vecchi e nuovi personaggi di Twin Peaks: il ritorno

Nel cast del revival di Twin Peaks figurano oltre 200 attori tra cui varie star di Hollywood. Lynch ha fatto le cose in grande e non si è fatto mancare anche la presenza dei suoi attori/attrici ‘feticcio’ come Laura Dern, Naomi Watts, Harry Dean Stanton… Come vedremo alcuni dei protagonisti della vecchia serie, non presenti in quella nuova, hanno avuto un destino tragico e misterioso in stile “Twin Peaks”.
Il mattatore è ovviamente Kyle MacLachlan nella parte dell’efficiente e inossidabile agente Dale Cooper. Il talentuoso MacLachlan per l’occasione si sdoppia in tre diverse versioni di Cooper su cui primeggia quella cattiva dallo sguardo ‘morto’. Tornano, come abbiamo visto, gran parte dei vecchi personaggi, compresi quelli secondari come l’agente FBI transessuale di David DuchovnyTwin Peaks 3 è stata l’ultima fatica di Catherine Coulson, la Signora del Ceppo, deceduta nel 2015 e di Miguel Ferrer, il burbero patologo dell’FBI Albert Rosenfield, morto nel 2017 poco dopo la fine delle riprese.
Tra i personaggi assenti dalla nuova stagione non ci sono più Michael Ontkean (sceriffo Truman), a quanto pare non più in attività, e sostituito da Robert Forster nella parte del fratello. Manca anche Lara Flynn Boyle che interpretava Donna Hayward, la migliore amica di Laura Palmer (sempre impersonata da Sheryl Lee). Il volto ghignante di Frank Silva, il demone Bob, compare solo in qualche fotogramma; l’aiuto scenografo scoperto come attore per caso sul set da Lynch, morì di AIDS all’età di 44 anni nel 1995. Anche il personaggio di Garland Briggs compare solo in qualche fotogramma. Interpretato da Don S. Davis (scomparso nel 2008), Briggs è un maggiore dell’Aeronautica statunitense coinvolto in ricerche ufologiche/esoteriche. Davis, reduce della guerra del Vietnam, era ‘specializzato’ in ruoli da militare, come ha dimostrato nella serie televisiva fantascientifica Stargate SG-1. In questi 25 lunghi anni di attesa, la perdita più tragica ma anche più misteriosa è stata quella di Jack Nance, primo attore preferito di David Lynch (Eraserhead, Velluto Blu, Cuore Selvaggio…) che gli affidò il ruolo di Pete Martell, il tranquillo pescatore che per primo trova il cadavere di Laura Palmer, dando inizio alla vicenda di Twin Peaks. Jack Nance, attore ‘alternativo’ e uomo inquieto e tormentato, fu affetto da problemi di alcolismo dopo che la sua seconda moglie si impiccò dopo solo 6 mesi di matrimonio. Curiosamente la sua prima moglie era l’attrice Catherine E. Coulson ovvero la signora Ceppo. Nel 1996 Nance fu ritrovato morto nel suo appartamento, probabilmente come conseguenza di un trauma cranico causato da una lite avuta in precedenza con due persone rimaste sconosciute, nonostante l’indagine per omicidio aperta dalla polizia. Nel 1997, poco dopo la sua morte, Lynch ricordò l’amico, raccontando come spesso Jack Nance ironizzasse su sé stesso descrivendosi profeticamente come un uomo debole “molto facile da uccidere”.
Perlomeno sconcertante risulta anche il motivo dell’assenza dalla terza stagione di Twin Peaks di Michael J. Anderson, l’attore che nella serie e in Fuoco cammina con me interpretava il nano della Loggia Nera. Anderson, che si era recentemente ben distinto come uno dei protagonisti della serie TV fantastica Carnivale, ha accusato Lynch (seppur indirettamente) su Facebook di varie nefandezze tra cui atti di pedofilia sulla figlia Jennifer quando era minorenne, istigazione al suicidio, implicazioni con la morte di Jack Nance… Anderson, che in passato non ha mai apprezzato troppo la serie che lo ha reso famoso, ha portato qualcosa di Twin Peaks nel mondo ‘reale’. Pare che in precedenza Lynch e Anderson abbiano avuto dei dissapori su una questione economica riguardo i compensi dell’attore. Comunque nella nuova serie il nano si è evoluto in uno strano albero parlante come Jeffries/David Bowie in una caldaia, in puro stile Lynch.

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Tra le new entry ricordiamo Laura Dern nella parte di Diane (in versione biondo platino e rossa), Naomi Watts nella parte della combattiva moglie di Dougie Jones/Cooper, Harry Dean Stanton, recentemente scomparso, nel ruolo del guardiano Carl Rodd già apparso in Fuoco cammina con meJim Belushi nella parte di un malavitoso di Las Vegas, Monica Bellucci che interpreta sé stessa in una scena onirica con Gordon Cole, il ‘tarantiniano’ Tim Roth, e ancora Tom SizemoreJennifer Jason LeighEddie Vedder, leader dei Pearl Jam, Ashley JuddAmanda Seyfried...
Per la gioia dei nostalgici c’è ancora l’indimenticabile motivo musicale di Angelo Badalamenti a cui David Lynch attribuiva un’importanza fondamentale nella costruzione della serie di Twin Peaks.

La frase: “Viviamo in un sogno. Spero di rivedervi, tutti quanti“.

 


 

Trailer