Bull (2021

 

Bull è la storia di una vendetta “infernale” in un’Inghilterra rurale cupa e violenta

 

 

 

 

 

 

Se siete un po’ stufi dei soliti thriller/horror c’è una piccola gemma oscura da riscoprire: Bull (2021) film violento, feroce, inarrestabile come il suo omonimo protagonista, figura ammantata da una certa aura di mistero. Apparentemente sembra assomigliare ad altri revenge-movie di ambientazione britannica come Carter (1971) con Michael Caine e il suo remake La vendetta di Carter (2000) con Sylvester Stallone. Ma in questo caso non ci troviamo di fronte al consueto action-movie muscolare made in USA, né a un grottesco thriller dai risvolti pulp. Con l’inaspettata rivelazione finale il film si libera del suo travestimento e diventa un’altra cosa, ovvero entra in un’altra dimensione narrativa che lo stile ellittico del racconto, ricco di flashback e flashforward, non poteva far presagire.

Bull non chiede permesso. Entra, colpisce e sparisce, lasciandoti in silenzio a ricomporre quello che è appena successo. Diretto da Paul Andrew Williams, è un neo-noir britannico che si scrolla di dosso ogni orpello narrativo. Niente romanticismo da gangster, niente redenzione. Solo violenza cruda, una vendetta che scava nella carne e un protagonista che sembra uscito dall’inferno (forse letteralmente).
Neil Maskell è Bull, un ex sicario tornato nella sua cittadina dopo dieci anni di assenza. Era al servizio dei piccoli malavitosi locali. Nessuno lo aspettava. Nessuno lo vuole rivedere. Dovrebbe essere morto eppure lui è lì, metodico, implacabile, come una maledizione che si abbatte su chi l’ha tradito. La sua arma preferita è un semplice coltello da macellaio che usa con disinvoltura. Maskell fornisce una prova magistrale nella parte: mastica rabbia, cammina come un uomo che non ha più niente da perdere. La sua unica missione è ritrovare l’amato figlio che gli è stato sottratto. La disumanità di Bull è in parte mitigata dall’amore che prova per il figlio con cui si comporta come un padre premuroso. Di Maskell ricordiamo un’altra memorabile interpretazione, quella in Kill List altro thriller/horror enigmatico e implacabile.

Il film si muove in un’Inghilterra cupa, desaturata, dove i locali sono pieni di gente che parla sottovoce, china sul proprio boccale di birra, succube dei malavitosi locali. Le ambientazioni sono anonime e grigie, fatto di modeste abitazioni e squallidi luna park. Williams evita il folclore criminale e punta tutto su tensione, atmosfera e una sceneggiatura che si stringe come un cappio. La struttura non è lineare: il tempo si spezza, salta avanti e indietro, confonde. Ma questa confusione non è vezzo, è parte del disegno. C’è un twist, sì, ma non è lì per stupire — è lì per ribaltare ogni lettura morale. La violenza è secca, senza spettacolo o particolare compiacimento. Il sangue non scorre per intrattenere, ma per punire. Ogni colpo di coltello, ogni sparo, pesa. La vendetta di Bull non è giustizia. È un vuoto che si riempie solo temporaneamente. Un noir nichilista che non lascia scampo allo spettatore.
Bull è cinema di genere che non cerca approvazione. Non ti accompagna, ti abbandona. Se c’è un messaggio, è nel silenzio dopo i titoli di coda. Un film breve, brutale, essenziale. Come un incubo che non si spiega. E che, forse, era reale.

Regia: Paul Andrew Williams
Sceneggiatura: Paul Andrew Williams
Anno: Gran Bretagna, 2021
Fotografia: Ben Chads, Vanessa Whyte
Cast: Neil Maskell, Adam Xander Angelides, Ivy Amelia Angelides, Lois Brabin-Platt

 

Trailer