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The Resurrected (1992)

Con gli anni Ottanta il cinema horror sembra voler tornare ad ispirarsi direttamente alle opere di H. P. Lovecraft forse grazie anche alla ricorrenza del cinquantenario della morte, e del centenario della nascita. Il nome di Lovecraft comincia ad apparire sempre più spesso, quasi come una garanzia di qualità, sulle locandine dei film horror. Trucchi ed effetti speciali più sofisticati sembrano poter offrire maggiori possibilità di rappresentare gli indescrivibili orrori lovecraftiani con la dovuta efficacia. Seppur definita inconprensibile per i limitati sensi umani, la mitologia lovecraftiana viene, citata, omaggiata o sfruttata in vari ambiti, come i fumetti, ma spesso a sproposito e in modo superficiale. Sono gli anni in cui prendono piede gli effetti sanguinolenti e ripugnanti e la paura al cinema viene sostituita dallo splatter o gore più spinto con ricadute nel grottesco e nel morboso. In alcuni casi si tratta di film innovativi e divertenti nel loro genere ma poco hanno a che fare con Lovecraft e la sua concezione di orrore soprannaturale. Pure quelle pellicole che si attengono più fedelmente al testo scritto dell’autore, alla fine operano sullo schermo uno stravolgimento (più o meno voluto) della sua opera. Il nome di Lovecraft comincia ad essere conosciuto ma la sua opera sembra che in pochi l’abbiano letta e compresa. Rimane essenzialmente solo un punto di forza a livello di marketing per certi film.
Una prima influenza lovecraftiana non ufficiale del decennio può essere ravvisata nel 1982 nel film a episodi Creepshow di George Romero. L’episodio in questione è La morte solitaria di Jordy Verrill, tratto da un racconto di Stephen King (che interpreta anche il protagonista). La storia del contadino ritardato che trova nel suo campo una meteora che provoca strane mutazioni risente in modo evidente dell’influenza del racconto Il Colore Venuto dallo Spazio. Paradossalmente, proprio il film che viene ritenuto il più originale e divertente tra quelli tratti dall’autore, è quello meno lovecraftiano. Stiamo parlando di Re-Animator (1985) di Stuart Gordon, il regista che si è autoaffermato come il principale adattatore di Lovecraft nel cinema. Adattato dal celebre racconto Herbert West: Reanimator (pubblicato nel 1922 sulla rivista amatoriale Home Brew in sei parti), Gordon prende il nucleo essenziale della storia su uno studente di medicina che trova il modo di far rivivere i morti e la trasfigura in un racconto scatenato e irriverente, senza risparmiarci effetti splatter e generose scene di nudo. Naturalmente è più da considerarsi un innovativo e divertente film di zombi dai risvolti grotteschi che un prodotto di marca ‘Lovecraft’, dalle cupe ed inquietanti atmosfere. Comunque, negli anni a venire, Stuart Gordon, insieme al produttore/regista Brian Yuzna saranno tra i più ispirati e fedeli (almeno esteriormente) interpreti dell’opera di Lovecraft sul grande schermo. Il successo di Re-Animator, come film di culto, diede origine a due seguiti: Re-Animator 2 (1991) e Beyond Re-Animator (2003) (però senza la regia di Gordon sono meno riusciti del primo). Nel ruolo del maniacale Dr.West spicca Jeffrey Combs la cui carriera di ‘eroe’ horror proseguirà con altri cinque ruoli in diversi film lovecraftiani. Nel 1986 Stuart Gordon riunisce gli interpreti di Re-Animator, Jeffrey Combs e la bomba sexy Barbara Crampton per un altro horror stravagante e vizioso, From Beyond – Terrore dall’ignoto, in cui lo squilibrato Dr. Pretorius sviluppa un macchinario che permette agli esseri umani di percepire le creature extradimensionali (tramite la stimolazione della ghiandola pineale), scatenando però le loro pulsioni sessuali ed omicide. Tratto da un breve racconto di Lovecraft del 1920 (Dall’ignoto pubblicato per la prima volta su The Fantasy Fan nel 1934), la pellicola si avvale di effetti speciali meravigliosamente grotteschi (soprattutto la mutazione dello scienziato). E l’andamento delirante e forsennato della storia, fanno di From Beyond, come Re-Animator, uno dei rari horror-exploitation che contengono il giusto mix di violenza, sesso, paura e commedia. Il produttore Brian Yuzna, anche per giustificare lo stravolgimento operato nei confronti dei racconti di Lovecraft, ha sempre dichiarato che si trattava di semplici omaggi allo scrittore di Providence. Ma dubitiamo che un gentiluomo vecchio stampo come lui avrebbe apprezzato questo tipo di omaggio. La carrellata di pellicole lovecraftiane prosegue con La Fattoria Maledetta (The Curse – The Farm, 1987), secondo adattamento ufficiale da Il colore venuto dallo spazio dopo La morte dall’occhio di cristallo. Il film è abbastanza fedele alla fonte originale, anche se adattato ai tempi moderni. Pur non raggiungendo le atmosfere angoscianti e la tensione psicologica del racconto lovecraftiano, La Fattoria Maledetta si distingue per una messinscena malsana e sgradevole, grazie anche ai crudi effetti splatter di Lucio Fulci, conosciuto soprattutto come regista molto attivo nell’horror italiano. Trattandosi di una coproduzione USA/Italia, Fulci figura come produttore associato. La Creatura (The Unnamable, 1988) prende spunto dal racconto L’Innominabile scritto nel 1923 e pur nella sua brevità è forse tra i pezzi più agghiaccianti e inquietanti di HPL. Invece il film è di fattura assai modesta, pieno di insulse ridicolaggini e lo spunto offerto dal racconto si esaurisce dopo dieci minuti dall’inizio del film che si limita a farci vedere fugacemente la Miskatonic University e il Necronomicon. Il regista Jean Paul Ouellette ci propina anche un seguito, Unnamable 2: The Statement of Randolph Carter, (1992), fortunatamente inedito in Italia.

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From Beyond – Terrore dall’ignoto (1986)

Negli anni ’90 assistiamo ad alcuni volenterosi tentativi di avvicinarsi maggiormente all’opera lovecraftiana, non tanto nella fedeltà alle trame, quanto nello spirito che la contraddistingue. Tralasciando il poco ispirato splatter Re-Animator 2 (Bride of the Re-Animator, 1990) di Brian Yuzna, apriamo il nuovo decennio con Omicidi e Incantesimi (Cast a Deadly Spell, 1991), curioso e divertente omaggio a HPL. Nel film troviamo un investigatore privato in stile ‘Bogart’ di nome H. Phil Lovecraft che ha l’incarico di recuperare il famigerato libro d’incantesimi Necronomicon e si trova poi a dover assistere all’invocazione di Cathulos, un Grande Antico… Questo riuscito mix di horror/hard-boiled/comedy costituisce un apprezzabile e doveroso omaggio a Lovecraft, ricco di rimandi e felici battute. Economici ma adeguati gli effetti speciali. Segnaliamo per i più curiosi il sequel Witch Hunt – Caccia alle streghe (1995) dove troviamo ancora il detective Lovecraft alle prese con un senatore che usa la magia nera per scopi poco limpidi… Privo degli elementi mostruosi ed orrorifici del primo, questo film ha poco a che fare con Lovecraft, anche se si tratta comunque di una pellicola interessante che si avvale della regia di Paul Schrader (Il bacio della pantera, 1982) e dell’interpretazione di Dennis Hopper nella parte dell’investigatore. Molto più aderente all’opera di HPL è The Resurrected (1992), (da Il caso di Charles Dexter Ward), remake di La città dei mostri di Roger Corman. Questo film costituisce uno dei pochi tentativi di avvicinarsi a Lovecraft con la dovuta serietà senza operare eccessivi stravolgimenti od esagerare in grotteschi effetti splatter. Certo, non ci troviamo di fronte al capolavoro lovecraftiano per eccellenza, trattandosi comunque di una produzione low-budget dalla regia un po’ piatta. Ma rimane apprezzabile il fatto che il film sia stato girato nelle reali località dove ha vissuto HPL (Providence e dintorni). Il regista Dan O’Bannon è soprattutto noto come sceneggiatore di film come Alien, pellicola profondamente lovecraftiana sia a livello visivo che tematico. Un’altro tentativo parzialmente riuscito di adattare rispettosamente l’opera di Lovecraft è costituito dal film a episodi Necronomicon (1993) tratti molto liberamente dai racconti Aria Fredda, I ratti nei muri, Colui che sussurrava nelle tenebre. Dei tre episodi il più riuscito è probabilmente il terzo, Whispers diretto da Brian Yuzna, dove vediamo una poliziotta che, per inseguire un teppista nei bassifondi, si perde nei meandri di un palazzo fatiscente che si rivelerà l’accesso ad un mondo sotterraneo popolato da mostruose creature che sembrano discendere dagli Antichi… L’episodio che fa da raccordo agli altri vede come protagonista lo stesso Lovecraft, interpretato dal veterano dell’horror lovecraftiano Jeffrey Combs.

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Il seme della follia (1994)

Echi di Lovecraft, spesso piuttosto flebili, continuano ad essere presenti in varie pellicole horror successive, più o meno riuscite; nel mediocre film spagnolo Cthulhu Mansion (Les Mansion de los Cthulhu, 1992) il richiamo a Lovecraft si limita essenzialmente a Cthulhu nel titolo e ad una vaga traccia dei racconti Il vecchio terribile e Il diario di Alonzo Typer. Unica curiosità, la presenza tra gli attori di Melanie Shatner figlia di William Shatner (il capitano Kirk di Star Trek).
In The Lurking Fear (1994) assistiamo alla vicenda ambientata in Sud America di un gruppo di persone intrappolate in una chiesa antica che si ritrovano assediate da terrificanti mostri, ghouls mangiatori di cadaveri che vivono nelle profondità del locale cimitero… La pellicola ispirata alla lontana ai “Miti di Cthulhu”, è vagamente tratta dal racconto La Paura in Agguato. Nel cast ancora una volta ritroviamo il ‘solito’ Jeffrey Combs, nei panni di uno stravagante dottore alcoolizzato. Da segnalare la citazione da Re-Animator, quando nel finale l’assistente cerca di salvare il dottore ricorrendo allo stesso siero verdolino usato per rianimare i morti nel cult movie di Stuart Gordon. Per certi aspetti più interessante per la sua aderenza allo spirito dell’opera lovecraftiana, la produzione canadese Hemoglobin – Creature dell’inferno (Bleeders, 1997) che pur non essendo citati nei titoli della pellicola, si ispira a due racconti di HPL, soprattutto La paura in agguato e secondariamente Arthur Jermyn. Pur con i limiti di una produzione di stampo televisivo, il film ricrea le giuste atmosfere lovecraftiane, ambientato in una comunità isolata che vive in riva al mare con tanto di orridi mutanti che strisciano nel sottosuolo. E ritroviamo, trattato con una certa efficacia, il tema caro a Lovecraft della degenerazione genetica della razza umana, senza inopportuni scadimenti nel grottesco o nel ridicolo. Nella parte del dottor Marlow (personaggio assente nel racconto di Lovecraft) troviamo uno svogliato ma sempre carismatico Rutger Hauer e alla sceneggiatura il sopracitato Dan O’Bannon che abbiamo già apprezzato per il suo approccio ‘serio’ all’opera di Lovecraft. Seppur non si ispiri ufficialmente a nessun racconto di HPL, è doveroso citare il capolavoro di John Carpenter, Il Seme della Follia (In the Mouth of Madness, 1994). Una delle rare pellicole profondamente intrise dal senso di orrore cosmico lovecraftiano che viene rappresentato sullo schermo in modo artisticamente valido. Il titolo originale rimanda al romanzo breve At the Mountain of Madness e sono ravvisabili tracce dei racconti Nyarlathotep, La città senza nome, Il richiamo di Cthulhu. In particolare lo strano e controverso finale sembra richiamare in qualche modo il racconto Nyarlathotep:
“…e aggiunse che le immagini proiettate sullo schermo, nella sala buia dove Nyarlathotep teneva le sue conferenze, corrispondevano a profezie che soltanto lui osava fare, e che nel balenare dei fotogrammi venisse rubato agli uomini ciò che mai prima era stato rubato loro: ciò che soltanto negli occhi è percepibile.
Howard Phillips Lovecraft, “Nyarlathotep“, Dicembre 1920.

Spoiler!

Infatti nell’apocalittico finale del film vediamo il protagonista, ormai impazzito, entrare in un cinema dove viene proiettata la vicenda tratta dal fantomatico romanzo “In The Mouth Of Darkness” e sullo schermo assiste alle immagini della propria storia appena vissuta.

In definitiva possiamo affermare che, salvo poche lodevoli eccezioni, gli indicibili orrori cosmici narrati dal Sognatore di Providence restano ancora ben lontani dal grande schermo. Ma come vedremo, con l’arrivo del nuovo millennio, nuove generazioni di artisti cominceranno ad avvicinarsi all’opera di Lovecraft con una diversa sensibilità e con un gusto più sofisticato.


 

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