Dopo 12 anni dall’uscita dell’indimenticabile Non aprite quella porta (1974), il regista Tobe Hooper vuole rivisitare il suo primo capolavoro, dirigendo il sequel Non aprite quella porta – Parte 2 (The Texas Chainsaw Massacre 2), ma cambiando completamente registro con il passaggio allo splatter del cinema horror degli anni ‘ 80 dai risvolti grotteschi.
Premetto che considero l’originale “Texas Chainsaw Massacre” del 1974 uno dei più grandi film dell’orrore mai prodotti. Il crudo realismo e l’atmosfera malsana che la pellicola riesce a trasmettere sono e saranno sempre impareggiabili. Questo era un film indipendente, fuori dalla logica commerciale di Hollywood, e così doveva restare. Forse, la storia avrebbe potuto essere ampliata. Sfortunatamente, all’originale non è mai stato reso giustizia con un sequel decente. Nel genere horror, un franchise di successo viene raramente messo a riposo o rimane un caso isolato. La logica del profitto prevale su tutto, non importa quanto siano banali le idee per i capitoli futuri. È un modo semplice per fare soldi. Dopo svariati anni e molti ripensamenti e dubbi, Il primo tentativo di girare un sequel di ‘’Non aprite quella porta’’, fu proprio di Tobe Hooper, l’uomo responsabile dell’originale. Sfortunatamente, Hooper non ha mai creato nulla di memorabile, o che almeno si avvicinasse a “Texas Chainsaw Massacre” (incluso il celebre horror paranormale “Poltergeist“). I piani di Hooper per la continuazione del suo capolavoro era di portare il sequel in una nuova direzione. Così, nel 1986, in pieni anni Ottanta, uscì nei cinema “Non aprite quella porta – Parte 2“, un film quasi senza alcuna somiglianza con il suo predecessore. Invece di un’atmosfera cupa e dell’uso ambiguo della violenza più cruda e disturbante, l’idea qui era quella di esagerare, di portare tutto all’estremo in una sorta di parodia horror-comica.
Nonostante il tasso di splatter sia molto più alto (a differenza del film originale dove tutto era solo suggerito e gli smembramenti avvenivano dietro porte chiuse o fuori campo, facendo solo immaginare allo spettatore l’orrore, e per questo inquietandolo molto di più) grazie al talento di Tom Savini, il costante bagno di sangue fa ben poco per sostenere una trama ridicola e inconsistente. Non c’è sostanza, solo volontà di scioccare con sbudellamenti vari e sangue finto. A mio parere, ciò si rivelò un totale errore di giudizio. Apparentemente, Hooper aveva l’impressione che il lato comico dell’originale “Non aprite quella porta” fosse stato sottovalutato da pubblico e critica. È vero. Hooper considerava il suo classico horror un film comico. Ma a causa del duro realismo, di scene terribili come quella dove una ragazza viene appesa viva su un gancio da macellaio, comprensibilmente l’umorismo non fece troppa presa sul pubblico e rimase molto in secondo piano. Quindi, stavolta con il sequel Hooper decise di calcare di più la mano sul lato comico, di esagerare in tutto e per tutto, finendo però per ridicolizzare il suo capolavoro. Ciò che il pubblico si trovò a vedere al cinema con “Non aprite quella porta – Parte 2” fu, secondo le parole del regista, una “black comedy”. Il problema è che ben poco nel film risulta divertente. Anzi, se si escludono alcuni siparietti tra Leatherface e Caroline Williams (la motosega in mezzo alle cosce… ) o il turpiloquio utilizzato dal “Cuoco”, nulla in “Non aprite quella porta – Parte 2” è in realtà divertente. È solo “stupido” ed estremamente irritante. Terribile l’introduzione del film, con due studenti turbolenti che si mettono a sparare ai cartelli stradali in auto mentre si recano a una partita di football. I dialoghi e la recitazione sono imbarazzanti, e tutto contribuisce a insultare costantemente l’intelligenza dello spettatore. Ci si rende presto conto di trovarsi davanti a un qualsiasi film slasher anni Ottanta, distante anni luce dall’originale del ‘74.
Anche se la pellicola fosse in grado di riprendersi dalla scadente sequenza di apertura, cosa che non accade, l’inizio sarebbe comunque una macchia indelebile per il resto del film. Per quanto riguarda la famiglia di cannibali, nel sequel Hooper decide di dare loro un nome, diventano i “Sawyer”. Ma sono completamente sovraesposti nel sequel. Leatherface è molto meno intimidatorio in questo secondo capitolo, addirittura lo vediamo avere un’eiaculazione precoce davanti alle curve della sinuosa Carole Williams fasciate in attillati short di jeans e sembra provare dei sentimenti nei confronti della ragazza. Del resto l’interprete del mitico ‘Faccia di Cuoio’ non è più Gunnar Hansen (che rifiutò la parte a causa del basso compenso) ma l’anonimo Bill Johnson. Il “Cuoco”, l’unico superstite del cast originale (Jim Siedow), e forse proprio per questo, ottiene troppo spazio sullo schermo anche se la sua performance e alcune sue battute sono tra le cose migliori del film. L’aggiunta più offensiva al clan di cannibali è senza dubbio Chop Top, interpretato da Bill Moseley (diventato in seguito noto al grande pubblico come attore dei film di Rob Zombie). Nonostante per qualcuno possa essere il personaggio più memorabile, egli è sostanzialmente l’imitazione povera dell’ ”Autostoppista” morto nel primo film, con dialoghi e aspetto ancora più caricaturali e grotteschi, a dispetto della trovata della placca di metallo nel cervello. Ad ogni modo, risulta comunque essere il personaggio più disgustoso del film che maggiormente contribuisce nello sminuire la pellicola originaria, avendo ridicolizzato l’iconico Leatherface (quel continuo balletto a saltelli con la motosega… ) ridotto a macchietta. “Il Nonno” è ancora vivo. 137 anni? Certo, sicuro… Ovviamente, essendo questo un sequel di “Texas Chain Saw Massacre“, per qualche ragione gli sceneggiatori si sentirono obbligati a ricreare la famigerata “scena della cena” del primo film. Com’era prevedibile, questa volta è un disastro, una scelta di una banalità disarmante eseguita con la massima trasandatezza. L’unica qualità riscattabile nella sequenza, è il bagliore di malvagità che si scorge negli occhi del nonno mentre raccoglie tutte le forze che ha in corpo per uccidere a martellate la ragazza di turno.
Non si salva nemmeno Dennis Hopper nel ruolo di “Lefty”. Il suo personaggio passa la prima parte del film sembrando disorientato e strafatto e la seconda da vero squilibrato a urlare brandendo delle motoseghe. Anni dopo, Dennis Hopper avrebbe ammesso che “Texas Chainsaw Massacre 2” era il peggior film a cui avesse mai partecipato, ma forse il suo personaggio venne “massacrato” al montaggio, con tagli che ne distrussero ogni approfondimento psicologico. Anche se non è il peggior capitolo della serie, ‘’Non aprite quella porta – Parte 2’’ rovina gravemente tutto quanto costruito dal suo illustre predecessore e, anche se con il passare degli anni molti (ma non tutti) tendono a rivalutarlo e per alcuni è un cult movie o il capitolo preferito dell’intera serie, per me è stato una grossa delusione. Certo, non mi aspettavo un capolavoro, ma almeno un film coerente e non un ”fumettone splatter” (definizione utilizzata da alcuni come pregio… ) ridicolo e destinato esclusivamente a fan adolescenti dell’horror mainstream anni Ottanta. Questo è un film molto più leggero, sia nell’umore che nella sostanza, rispetto a ‘’Non aprite quella porta’’, quindi immagino possa avere i suoi estimatori, in definitiva è una questione di gusti, ma non si può non ammettere che sfiguri tremendamente se paragonato al primo film.
Alessandro Taccari
Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre 2
Regista: Tobe Hooper
Anno: 1986
Produzione: USA – Yoram Globus, Menahem Golan – Durata: 97 min.
Sceneggiatura: L. M. Kit Carson
Effetti speciali: Tom Savini
Cast: Dennis Hopper, Caroline Williams, Jim Siedow, Bill Moseley, Bill Johnson
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