The Assessment – La Valutazione ci trasporta in un futuro da incubo dove la maternità e la procreazione sono sottoposte ad una spietata ‘valutazione’
The Assessment – La Valutazione (2025), esordio alla regia della regista Fleur Fortuné, è un film di fantascienza distopica che immerge lo spettatore in un futuro prossimo segnato dal collasso ambientale e da una società rigidamente controllata anche sotto l’aspetto demografico. Il film, interpretato da Elizabeth Olsen (Doctor Strange nel Multiverso della Follia), Alicia Vikander (Ex Machina) e Himesh Patel, affronta temi della sorveglianza, controllo sociale e perdita della privacy, ponendo domande profonde sulla libertà individuale e sul prezzo della sicurezza collettiva.
Nel mondo di The Assessment, l’umanità è divisa tra una “vecchia” e una “nuova” società: la prima è collocata in esilio (più o meno volontario) in una landa desolata e inabitabile, la seconda vive in un’oasi iper-regolamentata dove ogni aspetto della vita, inclusa la possibilità di diventare genitori, è soggetto a valutazioni tanto stringenti quanto incomprensibili. I protagonisti, Mia (Olsen) e Aaryan (Patel), desiderano un figlio, ma per ottenerlo devono superare una prova di sette giorni sotto l’occhio vigile dell’esaminatrice Virginia (Vikander), che si insedia nella loro casa e li sottopone a test psicologici e comportamentali estremi.
Il film si distingue per la sua estetica: la casa dove si svolge la valutazione è al tempo stesso minimalista e opprimente, un ambiente che riflette la tensione tra calore domestico e freddezza tecnocratica. La regia di Fortuné punta su atmosfere inquietanti e un design che richiama tanto la fantascienza classica quanto la serialità moderna (come Black Mirror), mentre le interpretazioni di Olsen e Vikander sono particolarmente da lodare per la profondità emotiva che mettono in scena. I bizzarri e spietati test a cui l’esaminatrice Virginia sottopone i malcapitati aspiranti genitori creano nello spettatore un’angosciante suspense che fa del film un riuscito thriller distopico dai risvolti kafkiani e quasi grotteschi. Indimenticabili le scene dove Virginia costringe sadicamente la coppia a trattarla come una bambina per meglio valutare la loro propensione alla genitorialità. Ma per Mia ed Aaryan diventa difficile discernere tra prove e simulazioni e la vera personalità di Virginia che sembra trapelare ambiguamente durante il processo di valutazione.
La società futura che fa da sfondo al film, sicuramente non democratica per quanto riguarda controllo sociale, sorveglianza, restrizioni ambientali e mancanza dei diritti fondamentali (come quello alla genitorialità), rimane un po’ sfocata e vaga, perché non si scava fino in fondo nelle implicazioni etiche e filosofiche che potrebbe sollevare nello spettatore. La storia è incentrata soprattutto sul dramma psicologico vissuto dalla coppia che rischia di non sopravvivere (come relazione) all’invasivo esame. Eppure Mia e Aaryan fanno parte di un’elite (0,1% della popolazione) che avrebbe diritto a procreare, non con il metodo tradizionale ma tramite fecondazione ex utero. L’umanità di The Assessment è isolata, priva di veri diritti, divisa rigidamente in benestanti (a patto che si conformino a determinate regole) e poveri; è un’umanità dolente, quasi completamente sottomessa e rassegnata ai folli diktat delle autorità, privata persino della compagnia degli animali domestici (che vengono forzatamente soppressi). Si intuisce che in nome dell’emergenza climatica è stata compiuta ogni nefandezza ma, con la parziale eccezione di Mia nel finale, non spirano venti di consapevole rivolta nei protagonisti del film. Il marito di Mia, quotato sviluppatore software, si accontenta di ricreare simulacri artificiali di animali e bambini neonati. Una figura quasi patetica nella sua debolezza…
Come le migliori opere di fantascienza distopica futuribile (da Metropolis alla serie Tv The Handmaid’s Tale) The Assessment ci induce a riflettere sulla nostra società odierna e sulla direzione che sta prendendo. Bisogna sottolineare che c’è una sinistra e inquietante similitudine tra la distopia del film e la visione distopica/utopica propagandata dal WEF (World Economic Forum) i cui illustri e potenti rappresentanti si riuniscono ogni anno per discutere e decidere sulle sorti dell’umanità. The Assessment propone una società dove la sicurezza e la stabilità sono ottenute al prezzo della libertà personale, un paradigma che richiama molte delle discussioni e polemiche contemporanee su tecnocrazia, governance globale, gestione delle risorse e crisi planetarie. Tuttavia, il film non si presenta come una trasposizione diretta delle visioni utopiche o distopiche spesso attribuite al World Economic Forum e ai suoi sostenitori: infatti la narrazione non offre una celebrazione del controllo sociale né una condanna esplicita delle élite oligarchiche, ma piuttosto una rappresentazione inquietante degli effetti collaterali di un controllo esasperato, lasciando ampio spazio all’interpretazione dello spettatore. Si tratta di un’opera dalle premesse coraggiose (sicuramente più dell’allarmante Il mondo dietro di te, film prodotto dai coniugi Obama) ma che non vuole o non può spingersi più a fondo sulla questione.
A differenza delle visioni “utopiche” di progresso e armonia sociale promosse in certi manifesti del WEF (che comunque prospettano un mondo de-popolato, dove non si possiede nulla e iper-controllato grazie alle nuove tecnologie digitali) qui la società ideale è mostrata come profondamente alienante, burocratica e spersonalizzante. Il film si concentra più sulla dimensione umana e sulle conseguenze emotive di vivere sotto una costante sorveglianza, piuttosto che su una critica diretta a specifici attori politici o economici globali. Infine facciamo notare che nel mondo futuro di The Assessment non c’è traccia di uomini bianchi di origine europea ma curiosamente di donne europee sì. Scelta casuale di casting o precisa indicazione sulla direzione presa dalla civiltà Occidentale? Intanto secondo un’ IA interpellata sull’argomento “Il World Economic Forum sostiene ufficialmente una società inclusiva, multietnica e diversificata, come parte della sua missione di migliorare lo stato del mondo attraverso la cooperazione tra diversi attori sociali, economici e culturali…“. Forse un po’ troppo inclusiva…
Dall’ 8 Maggio 2025 su Prime Video
Regia: Fleur Fortuné
Produzione: Stati Uniti, Germania, Regno Unito
Sceneggiatura: Nell Garfath, Cox Dave, Thomas John Donnelly
Cast: Elizabeth Olsen, Alicia Vikander, Himesh Patel, Minnie Driver, Benny O. Arthur, Leah Harvey, Nicholas Pinnock, Charlotte Ritchie, Indira Varma
Trailer