Uomini HTokyo. Un malvivente, dopo aver rubato dei narcotici, svanisce misteriosamente nel nulla; sull’asfalto la polizia trova solo i suoi vestiti. La polizia indaga sullo strano avvenimento e nel frattempo i complici dello scomparso minacciano la sua ragazza, una cantante di nightclub. Mentre le sparizioni inspiegabili continuano, lasciandosi alle spalle solo le vesti delle vittime, il dottor Masada, uno scienziato amico del detective che conduce le indagini, ritiene che la causa delle sparizioni siano da imputare alle conseguenze di esperimenti nucleari condotti con la bomba H nel Pacifico. Masada non viene creduto ma intanto una nuova razza di mutanti si aggira nel sottosuolo di Tokyo propagando una terribile mutazione che trasforma gli esseri umani in creature melmose radioattive…

A pochi giorni dall’annuncio nordcoreano sul test nucleare condotto con una bomba all’idrogeno (o bomba H), è perlomeno doveroso riscoprire questo monster movie giapponese, Uomini H (Bijo to Ekitai-Ningen, 1958) diretto da Ishiro Honda (1911-1993) il creatore di Godzilla, il più celebre mostro figlio della paura ‘atomica’. Ma se la tematica ‘antiatomica’, presente in quasi tutte le opere di Honda, si stempera nei film con protagonisti i colossali ma puerili lucertoloni di gomma e cartapesta, è proprio in pellicole come Uomini H (e soprattutto nel successivo Matango, il mostro) che la minaccia atomica con le sue nefaste conseguenze viene rappresentata con maggiore efficacia e credibilità.
Ritenuto erroneamente un’imitazione del più celebre blob americano Fluido mortale (1958), il coevo Uomini H è da considerarsi piuttosto un antesignano del body horror (ovvero quelle pellicole horror basate su spiacevoli mutazioni del corpo umano), maggiormente imparentato con pellicole come i fantahorror inglesi X contro il centro atomico (1956) e L’astronave atomica del dottor Quatermass (1955). Pur nei limiti di una pellicola di serie B volta ad ottenere facili e rapidi incassi, Uomini H rimane ancora un film godibile che miscela curiosamente elementi del noir e del gangster movie (ovvero il popolare genere nipponico conosciuto come yakuza eiga), con la fantascienza dalle inquietanti atmosfere horror.

Va detto che la parte ‘poliziesca’ della storia, rivista oggi, risulta piuttosto fiacca e lenta, più che altro funge da cornice per alcune scene e sequenze più suggestive e tecnicamente ben realizzate. Citiamo, tra le scene clou da ricordare, quella ambientata sulla nave contaminata alla deriva, che viene esplorata da alcuni marinai (scena che sarà poi omaggiata da Luigi Cozzi nel 1980 nel film Contamination), e la scena finale nelle fogne della città con il salvataggio della bella di turno dalle ‘mani’ dei mostri gelatinosi, infatti il titolo originale tradotto in italiano suona come La bella e gli Uomini-H. Forse la cosa più peculiare della pellicola sono le caratteristiche degli uomini mutati dalle radiazioni che, oltre a diventare dei blob semiliquidi verdastri, conservano una specie di alone spettrale di forma umana. Anche se questo aspetto singolare da ghost story non viene sviluppato appieno dal regista, gli sventurati ma letali uomini H danno al film un’inconsueta impronta di malinconica drammaticità del tutto assente nel ‘rivale’ Fluido mortale.

Uomini H

Datati ma ancora apprezzabili per i fan del sexy vintage, risultano i timidi elementi osé rappresentati dalle scene ambientate nel nightclub con lunghe sequenze di ballo e di canto con tanto di ballerine in vesti succinte pronte a essere ‘assorbite’ dagli uomini H. Questo tipo di scene, blandamente morbose, erano tipiche di un certo cinema dell’epoca, non solo giapponese; basti pensare allo scatenato ballo esotico presente nel film sul blob ‘italiano’ Caltiki il mostro immortale (1959). La protagonista Chikako interpretata da una svenevole Shirakawa Yumi viene doppiata nelle scene di canto (in inglese) e opportunamente il suo nome viene cambiato in Chitsuko nella versione italiana. Di routine le interpretazioni del resto del cast da Sahara Kenji (dr. Masada) a Hirata Akihiko (ispettore Tominaga). Quest’ultimo, l’attore preferito di Honda fin dai tempi di Godzilla (1954), è principalmente conosciuto per i suoi ruoli nel genere kaiju, i film di mostri giganti molto popolari in Giappone.

Si possono considerare ancora validi gli effetti speciali curati dal fidato collaboratore di Honda, Eiji Tsuburaya, soprattutto quelli impiegati per mostrare lo scioglimento delle persone fagocitate dal blob, realizzati sgonfiando dei manichini di gomma ripresi ad alta velocità. Talvolta più approssimativi risultano invece i trucchi di natura ottico-fotografica.
Tsuburaya e Honda basarono la loro carriera principalmente su produzioni imperniate proprio sulla mutazione e la contaminazione radioattiva. Negli ultimi anni Honda riprese a collaborare con il regista Akira Kurosawa (con cui aveva già lavorato in gioventù) anche in veste di consulente nei film del grande maestro giapponese sul tema del nucleare. Un monito forse prevedibile e sfruttato al cinema ma sempre valido.

Titolo: Uomini H (Bijo to Ekitai-Ningen, H-Man)
Anno: 1958
Regia: Ishiro Honda
Produzione: Giappone –  Toho Ltd – durata: 93 min.
Sceneggiatura: Takeshi Kimura, Hideo Unagami
Effetti speciali: Eiji Tsuburaya
Interpreti: Sahara Kenji, Hirata Akihiko, Shirakawa Yumi, Tsuchiya Yoshio, Sato Makoto


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