Dagon

Due coppie di amici, imbarcati su uno yacht, incappano in un violento temporale che li costringe a cercare riparo sulla costa spagnola presso Imboca, un piccolo villaggio di pescatori. Ma invece della salvezza si troveranno intrappolati in un ambiente sinistro e poco accogliente. Gli abitanti del villaggio sembrano essere afflitti da una strana mutazione e dediti al culto di  un’ancestrale divinità marina: Dagon…

Nel 2001 torna in azione l’affiatata coppia ‘lovecraftiana’ Brian Yuzna/Stuart Gordon con Dagon – la mutazione del male, considerata una delle loro trasposizioni più riuscite e fedeli. Nonostante il titolo richiami uno dei primi racconti di Lovecraft, Dagon del 1917, la sceneggiatura è prevalentemente ispirata al classico La maschera di Innsmouth (Shadows over Innsmouth, 1931 ), ma sposta la vicenda sulle coste della Spagna nel sinistro villaggio di Imboca. Come nel racconto, gli abitanti del villaggio sono dei mutanti, ibridati a vari stadi con creature marine a causa di un antico patto stretto con una sanguinaria divinità abissale, per ottenere in cambio una maggiore prosperità. Gordon, a differenza di precedenti trasposizioni molto libere (Re-Animator, From Beyond), questa volta cerca di essere più vicino al testo lovecraftiano. Il fatiscente e lugubre villaggio con i suoi degenerati abitanti ricreano con aderenza ed efficacia le atmosfere orrorifiche tipiche dei racconti di H.P. Lovecraft, pur adattato al body horror carnale ed eccessivo, marchio di fabbrica del cinema di Gordon e Yuzna. Aderente al racconto, in questo senso, è la scena in cui il protagonista, rinchiuso in una stanza d’albergo, cerca di sfuggire agli uomini-pesce. Ovviamente questo tipo di produzione (produce Brian Yuzna con la sua casa Fantastic Factory) non può fare a meno di ricorrere a massicce dosi di splatter e gore, tra arti strappati e volti scarnificati, con il solito generoso e piacevole condimento di fanciulle seminude, possibilmente incatenate per essere offerte in sacrificio al mostruoso dio Dagon.

Notevoli i trucchi di make-up, meno riusciti invece risultano quelli in CGI che denotano i limiti di una produzione low budget. Gordon dirige con la consueta padronanza un film al tempo stesso vivace nel ritmo e malsano nelle atmosfere, senza scadere eccessivamente nel grottesco o nel ridicolo. Del resto La maschera di Innsmouth è ritenuto uno dei racconti di Lovecraft più ricchi di ritmo e azione. Comunque sia il malefico e alieno pantheon lovecraftiano è reso con immagini efficaci che ci mostrano un’umanità degradata, preda di un male ineluttabile. Dagon – la mutazione del male segna anche l’ultima apparizione del grande attore spagnolo Francisco Rabal, qui nella parte di un ubriacone che non vuole perdere la sua umanità, a differenza degli altri abitanti di Imboca votati al culto di Dagon e alle conseguenti mutazioni. Meno azzeccata risulta la caratterizzazione troppo caricaturale del protagonista interpretato da Ezra Godden, la cui interpretazione sopra le righe stona talvolta con il contesto generale. Quattro anni dopo Ezra Godden tornerà a impersonare una figura lovecraftiana nel film Tv Dream in the Witch House (della serie Masters of Horror), sempre per la regia di Stuart Gordon.
Come nel racconto, quando nel finale il protagonista si rende conto di essere imparentato con la progenie abissale di uomini pesce, dopo un tentativo di suicidio, accetterà il suo destino: “ … nuoteremo attraverso i neri abissi… e in quel rifugio degli Abitatori del Profondo, noi dimoreremo per sempre tra i prodigi e la gloria“. 

Titolo: Dagon – La mutazione del male (Dagon)
Regia: Stuart Gordon
Produzione: Spagna, 2001 – durata 95 min.
Interpreti:  Ezra Godden, Francisco Rabal, Raquel Merono, Macarena Gómez, Brendan Price


 

 Guarda il trailer