Doctor Who titolo

 

Raramente una serie televisiva riesce a sopravvivere per molte stagioni, in barba ai cambiamenti della società e ai capricci della moda. Il telefilm britannico Doctor Who, prodotto dalla BBC, rappresenta una fortunata eccezione con le sue centinaia di puntate realizzate tra il 1963 e oggi, con una pausa tra il 1989 e il 2005. La longevità è dovuta a molteplici fattori, primo tra tutti il fascino del protagonista e la qualità delle sceneggiature.
Il Dottore, o meglio Doctor Who è un alieno appartenente alla specie dei Signori del Tempo (Time Lords). Proviene dal lontano pianeta Gallifrey e pur sembrando esteriormente un essere umano, ha un’intelligenza elevata e una fisiologia completamente diversa. E’ dotato di due cuori, può resistere a danni che ucciderebbero un terrestre, ha una temperatura corporea bassa e sopporta temperature estreme, può restare diversi minuti senza respirare, dorme pochissimo e guarisce assai in fretta. Quando poi il corpo viene danneggiato irreparabilmente oppure raggiunge l’estrema vecchiaia, si rigenera ovvero assume un nuovo aspetto e conserva i ricordi degli eventi passati. Può rinascere per dodici volte secondo la legge stabilita dal suo popolo, tuttavia il suo mondo d’origine è stato distrutto durante una terribile guerra, o è stato confinato in una sorta di realtà parallela alla nostra e quindi il numero di rinascite non è più soggetto alle regole ferree. Con questi escamotage nel corso degli anni gli sceneggiatori hanno potuto sostituire l’interprete, assecondando i mutati gusti del pubblico, e hanno previsto di poter aggiungere un numero maggiore di incarnazioni.

Ogni nuovo Dottore ha alcune caratteristiche in comune con i predecessori, ma con un aspetto e un carattere diverso. Resta costante la sua missione, ovvero viaggiare nel tempo sul T.A.R.D.I.S. (Time And Relative Dimension In Space), una macchina dalla caratteristica forma di vecchia cabina azzurra, di quelle usate dalla polizia britannica quando ancora non c’erano cellulari, computer e trasmittenti efficaci. Il T.A.R.D.I.S. è in parte macchina in parte essere vivente e permette di spostarsi avanti e indietro nel tempo, e anche nello spazio. Grazie al legame simbiotico che intercorre tra la macchina e il Dottore, questi può parlare qualsiasi lingua; inoltre il T.A.R.D.I.S. è più grande all’interno di quanto sembri all’esterno, ed ospita oltre alla sala comandi, svariate sale, tra cui un’infermeria.
Il Dottore giunge là dove occorre, e aiuta le creature in difficoltà, sebbene non possa modificare radicalmente alcuni eventi destinati ad accadere. Se disobbedisse, verrebbe punito dai suoi simili, oppure creerebbe contrasti all’interno del flusso del tempo, con conseguenze apocalittiche. Nell’universo immaginato coesistono innumerevoli versioni della realtà; tutte sono ‘reali’, e magari si diversificano per pochi significativi tratti. Questi mondi devono restare separati; se mai dovessero sovrapporsi, il Tempo stesso si incrinerebbe fino a far crollare ogni realtà come un castello di carte. Il Dottore è costretto suo malgrado ad accettare i propri limiti e l’impotenza davanti al destino infausto di interi popoli lo rende una creatura malinconica. Chiama i mondi paralleli ‘casette di marzapane’, in quanto sono attraenti e pericolosi, e più volte nel corso delle sue avventure si trova a dover rinunciare alla tentazione di trovarvi rifugio.

Doctor Who - stag1 (1963)

William Hartnell, il Primo Dottore

Nei terrestri ammira il libero arbitrio, la vitalità che li porta a voler mutare il proprio destino e la sete di conoscenza. Per questa ragione si circonda di compagni umani, li conduce alla scoperta dell’universo nella sua meravigliosa varietà di pianeti ed epoche. Di solito sceglie persone comuni, di animo sincero, e fa scoprire e sviluppare a ciascuno le doti migliori. Sebbene sia consapevole di doverli ricondurre prima o poi alla meno esaltante vita di tutti i giorni, costruisce rapporti di autentica amicizia. La malinconica precarietà dei legami affettivi rende più acuta la solitudine del personaggio, ed è un aspetto messo in evidenza soprattutto nel corso della nuova serie. Le stagioni degli anni Sessanta approfondivano poco questa dolorosa condizione, e del resto la serie era nata come un intrattenimento per giovani e famiglie. Il Primo Dottore era un burbero ed elegante vecchietto, il Secondo una sorta di vagabondo dello spazio tempo, il Terzo si ispirava a James Bond. Con l’avvento del Quarto Dottore gli sceneggiatori si sono posti seriamente il problema di un eventuale legame sentimentale con la passeggera Sarah Jane Smith. Hanno deciso di inscenare un’amicizia affettuosa e lasciare la questione in sospeso. La scelta si è rivelata vincente: un legame dichiarato avrebbe distolto l’attenzione dallo scopo dei vari viaggi, rallentando l’azione e sminuendo il senso di meraviglia. Oggi forse ci si sorprende poco davanti ai mondi lontanissimi ed alle loro bizzarre popolazioni, tuttavia la serie ha preso un’altra direzione diversa, altrettanto incompatibile con siparietti rosa. Le vicende affrontano argomenti assai più universali, traendo spunto da temi di scottante attualità, come lo strapotere dei media, i limiti della ricerca scientifica, il prezzo del potere, il valore del libero arbitrio, la percezione del tempo da parte di individui con una speranza di vita più estesa, l’intelligenza artificiale e gli inganni della realtà, virtuale o parallela, il destino… Si tace della sessualità, semmai si riflette su come potrebbe essere in un universo popolato da decine di razze senzienti, capaci di comunicare e condividere sentimenti.
Anche gli intrecci hanno tenuto conto delle mutate esigenze della serie ed i toni lievi da telefilm per ragazzi hanno dato spazio a vicende più cupe, poco rassicuranti e molto verosimili, permeate da riflessioni filosofiche non distanti dalle speculazioni di Giordano Bruno e dalle moderne teorie della fisica. Le sceneggiature si sono fatte poco a poco più complesse, con vicende suddivise in svariate puntate e sottotrame sviluppate nel corso di intere stagioni. Avversari ed alleati possono ripresentarsi, gli eventi possono avere conseguenze anche a distanza di molto tempo e ci sono riferimenti a fatti e situazioni del passato.

Il lavoro degli sceneggiatori è quindi molto impegnativo, devono creare avventure avvincenti senza contraddire quanto già è stato narrato, e inserire qualche particolare che sembra ininfluente al fine della narrazione e che invece avrà sviluppi futuri. I fan di antica data capiscono a volo i riferimenti, gli altri possono gustare una narrazione mai superficiale, pervasa da una malinconia di fondo e stemperata da una vena di sottile ironia tutta britannica.
La caratterizzazione del protagonista conquista gli spettatori; come in un riuscito romanzo, gli eventi segnano l’eroe, trasformandolo avventura dopo avventura. Anche quelle rare situazioni che potrebbero apparire banali sono finalizzate a raccontare qualcosa di significativo sulla vita dei compagni. La scelta di far conoscere l’ambiente familiare e sociale in cui sono immersi, le loro doti e le aspirazioni coltivate, le debolezze eventuali, li sottrae al ruolo di semplici ‘spalle’. I passeggeri del T.A.R.D.I.S. non sono elementi decorativi oppure aiutanti pronti a tornare tra le quinte dopo aver dato il loro prezioso contributo. Sono invece personaggi descritti a tutto tondo, si portano dietro un bagaglio di esperienze e quando alla fine salutano per l’ultima volta il Dottore, la loro vita futura è cambiata. C’è chi ha scoperto la propria vocazione e la persegue con rinnovato coraggio; chi ha trovato la felicità in un mondo parallelo, chi pur tornando a una realtà poco esaltante ritrova il calore dei propri cari, e c’è pure chi accetta la propria fine con serenità.
Gli avversari sono dotati di un proprio vissuto, e non sono gli ennesimi ‘cattivi’ da sconfiggere ricorrendo ad armi sofisticate o a poteri sovrannaturali. In alcuni casi il Dottore si confronta con specie mosse dall’istinto di sopravvivenza, oppure scopre come il conflitto sia iniziato proprio per mano delle persone che pure dovrebbe proteggere. Di solito il Dottore risolve le situazioni più disperate ricorrendo alla propria intelligenza e alla collaborazione dei compagni. In alcune occasioni fallisce o piuttosto, non può impedire l’inevitabile.
La serie rifugge da stereotipi e fastidiosi antropocentrismi; gli esseri umani sono solamente una delle tante specie dell’universo, e possono rivelarsi ottusi e violenti proprio come alcuni abitanti di altri pianeti. D’altra parte alcuni di loro appaiono miti e saggi. Indipendentemente da quanto siano efficaci gli effetti speciali, gli extraterrestri sono diversi dai terrestri per l’aspetto esteriore e per la mentalità, la cultura, le credenze. Lo stesso Dottore è un alieno e spesso compie scelte apparentemente incomprensibili o crudeli. Tendenzialmente è una figura positiva, tuttavia non è un angelo onnipotente oppure un superuomo sul modello del vecchio Superman. Può sbagliare, manipola e spesso sacrifica quanti sono a lui vicino in vista di un bene superiore per mantenere l’equilibrio nel Tempo. Basta uno sguardo per capire che non è una persona qualunque; consapevole della propria missione, la accetta con fatalismo, oppure si ribella e sconta le conseguenze delle sue azioni.
Con simili presupposti è comprensibile come il fascino del Dottore e dei suoi compagni sia affidato più all’introspezione che all’aspetto avvenente degli interpreti. Tutti sono diversi e ben riconoscibili, piacenti, privi però del sex appeal di facile presa tipico degli attori di Hollywood. Nel corso degli anni sono sempre stati scelti professionisti con alle spalle esperienze teatrali e televisive, ed ogni Dottore è stato caratterizzato da un abbigliamento estroso e piacevolmente vintage, senza farsi suggestionare troppo dai divi del grande schermo. La sciarpa coloratissima e il cappello floscio del Quarto Dottore sono divenuti un’icona, e così i completi da giocatore di cricket di inizio Novecento del Quinto.

Doctor Who - Patrick Troughton

Patrick Troughton, il Secondo Dottore

Se la serie ha avuto un declino ed un arresto alla fine degli anni Ottanta, la colpa non è certo degli attori che interpretarono il Sesto ed il Settimo Dottore. Il periodo di pausa è stato decretato dal calo di audience, presumibilmente innescato dall’indecisione tra mantenere i toni rassicuranti oppure affrontare temi più maturi. L’alto costo degli effetti speciali ha poi dato il colpo di grazia alla produzione, come è avvenuto anche a tantissime altre serie di genere fantastico o fantascientifico. Dopo aver assistito ai prodigi visivi di Guerre Stellari gli spettatori facevano inopportuni confronti tra quanto vedevano sul grande schermo e quanto poteva offrire un telefilm. Fin dalle sue origini Doctor Who aveva basato il successo sulle sceneggiature avvincenti, scritte da nomi illustri della fantascienza come Douglas Adams (noto in particolare per la serie di romanzi Guida galattica per gli autostoppisti), e sulla pregevole caratterizzazione dei personaggi. Gli effetti speciali erano sempre stati sottotono, trucchi artigianali a volte nemmeno troppo raffinati: una delusione per i giovani degli anni Ottanta che ormai sognavano guerre tra le stelle, spade laser e creature verosimili.
C’è voluto l’avvento della grafica digitale per poter suscitare nuovamente il senso di meraviglia tutto visivo richiesto dalla grande platea. Nel frattempo i fan si sono consolati con la vasta produzione di fumetti, romanzi ed audiolibri, molti dei quali recitati dagli interpreti originari. La libertà narrativa del fumetto, e il potere evocativo della parola scritta oppure pronunciata hanno fatto la differenza, mantenendo vivo il personaggio. Un grande pregio della serie è stato quello di proporre il personaggio attraverso tutti i media disponibili: telefilm, fumetti, romanzi, videogiochi, audiolibri…

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Il primo tentativo di riportare il Dottore sugli schermi è stato effettuato nel 1996, con uno sfortunato film televisivo di produzione britannica e americana. Doctor Who – The Movie non ha ottenuto a suo tempo il successo sperato oltre oceano, eppure aveva in sé parecchie delle caratteristiche che caratterizzano le nuove stagioni. L’Ottavo Dottore è tenebroso e fragile, le atmosfere sono cupe, ammiccano allo steampunk, la sceneggiatura riprende i temi della vecchia serie rivisitandoli in chiave gotica. La compagna è una donna matura e colta, e gli tiene testa senza trasformarsi in una donzella da salvare. Le idee erano ottime ma come spesso accade è difficile adattare personaggi radicati nella cultura popolare europea al gusto globalizzato, e l’Ottavo Dottore non ha fatto eccezione. La serie rimase nel cassetto e il personaggio ‘visse’ esclusivamente in una vasta produzione di fumetti, romanzi e audiolibri.
Solo nel 2005 Doctor Who è tornato sugli schermi e da allora ci sono stati ben quattro nuovi Dottori. Tanti cambiamenti sono probabilmente dovuti al fatto che la serie gode di immensa popolarità e l’interprete rischia di restare legato al personaggio. Sbarcare serenamente il lunario con i proventi del merchandising e delle partecipazioni alle convention può essere davvero deprimente per attori talentuosi, ed è comprensibile come avvertano prima o poi l’esigenza di passare il testimone a nuovi volti. Le sceneggiature fanno veri e propri miracoli per effettuare le sostituzioni mantenendo alto il livello delle vicende, e ogni dipartita è indimenticabile. I fan di vecchia data dibattono su quale versione del Dottore sia più convincente, i nuovi appassionati possono accostarsi alla serie grazie ad internet e agli innumerevoli siti dedicati al personaggio. Non si è ripetuto l’errore che negli anni Ottanta impedì la diffusione del telefilm in Italia, quando giunsero alcuni episodi del Quarto Dottore. Robot, Arca Spaziale, Esperimento Sontaran, La vendetta dei Ciberniani, La sconfitta degli Zigoni, Il pianeta del Male e il bellissimo Le Piramidi di Marte erano avventure ben congegnate, tuttavia i dialoghi davano per scontata la conoscenza di fatti noti solo ai fan britannici. Lo spettatore doveva accontentarsi di quanto trapelava da qualche sporadica battuta, i brevi riassunti anteposti ad ogni episodio riguardavano gli eventi della puntata precedente.

Doctor Who - Peter Capaldi

Peter Capaldi, il Dodicesimo Dottore

Quando nel 2005 la serie venne ripresa gli sceneggiatori si preoccuparono di fornire le informazioni indispensabili. Il primo dei nuovi episodi fa conoscere il Nono Dottore e propone situazioni adatte per rivelare la natura del Signore del Tempo e della sua macchina vivente. La narrazione rallenta rispetto ai ritmi della vecchia serie e si concentra sulla caratterizzazione del personaggio e della sua compagna. La scelta è stata doppiamente azzardata poiché gli spettatori potevano attendersi un inizio scoppiettante pieno di colpi di scena e avventure mozzafiato, mentre i fan di vecchia data potevano annoiarsi davanti a un fiacco reboot. Il coraggio è stato premiato: la serie affascina proprio per la sua complessità e senza quella puntata esplicativa forse sarebbe stato impossibile attrarre i potenziali nuovi spettatori.
Data nuova vita al protagonista, le avventure hanno potuto svilupparsi in modo coerente e originale, coinvolgendo spesso anche quanti erano restii ad avvicinare la fantascienza, magari considerandola uno spettacolo adatto a ragazzi. Le nuove stagioni del Doctor Who sono quanto di più lontano dalla televisione per giovanissimi, innocua e disimpegnata. Non è sufficiente evitare le scene di sesso e violenza esplicite, o le parolacce, per intrattenere un ipotetico adolescente. La visione da parte dei più piccoli è scoraggiata dagli stessi temi affrontati; la dolente fallibilità del protagonista è diametralmente opposta ai trionfanti supereroi dai muscoli ipertrofici, l’estetica vintage ammicca alla televisione del passato e su tutto, lo svolgimento delle vicende impone di seguire gli eventi con assiduità.
Perdersi un paio di puntate di Doctor Who può in parte condizionare la comprensione degli eventi successivi: più che un difetto, è la diretta conseguenza dell’aver dato vita ad un personaggio più complesso. Su qualche dettaglio si può sorvolare, alcune situazioni sono facilmente intuibili, altre necessitano di qualche sforzo da parte della platea: la bizzarra immortalità di Jack Harness, la natura ambigua di Cassandra o della misteriosa Faccia di Boe, gli eventi vissuti in mondi paralleli, lo struggente rapporto con la crononauta River Song…

Doctor Who - Girl Who Died

La necessità di reperire informazioni può scoraggiare una parte degli spettatori, costretti a scovare sui numerosi siti web un riassunto dei fatti più importanti. Ogni tanto, in corrispondenza delle sostituzioni oppure all’inizio delle stagioni, le sceneggiature provvedono a riepilogare gli eventi principali, e gli interrogativi più ovvi trovano una risposta. E’ difficile pretendere di più da una serie attuale, caratterizzata da una narrazione lineare e da numerose sottotrame sviluppate nelle varie stagioni. La formula delle puntate autoconclusive funziona con personaggi statici, destinati a restare identici a loro stessi nonostante passino gli anni. Alcuni fumetti ancora oggi sfruttano quel modello, basti ai supereroi, a Tex o a Dylan Dog. Anche alcune serie di animazione come South Park o i Simpson mantengono quella struttura, tuttavia si tratta di serie umoristiche che inscenano una feroce satira della società. La figura del Doctor Who segue criteri estetici molto diversi, e mette in pratica la lezione della graphic novel, il romanzo raccontato con le immagini, e del romanzo popolare ottocentesco. Narrazione a puntate e fruibile in modo diverso a seconda della cultura e dell’età dello spettatore, proprio come nel caso di Dumas, di Verne, di Dickens, della narrativa gotica. L’introspezione è importante quanto l’azione, e non si può riassumere in poche battute, proprio come risulterebbe ostico appassionarsi alle peripezie di D’Artagnan o provare empatia davanti ai dolori di Athos iniziando I Tre Moschettieri da un capitolo a caso. Il Dottore cambia aspetto e carattere quando si rigenera, e le esperienze vissute lo segnano e lo trasformano proprio come avviene ad ogni persona. Il prezzo di tanta verosimiglianza è ovviamente la difficoltà di afferrare immediatamente la complessità del personaggio. Gli sforzi da parte degli spettatori sono ampiamente ripagati, in quanto raramente un serial propone personaggi profondi, psicologicamente credibili, pronti a vivere avventure straordinarie animati dal coraggio di cambiare, di meravigliarsi e di stupirsi.
Doctor Who è un ammirevole esempio di televisione fatta con sentimento ed intelligenza, un modello per le altre produzioni, di genere e non, ed un mito difficilmente eguagliabile.

 

Autore: Cuccu’ssette – Stanchi del ”solito” cinema ? Troverete su Fendenti & Popcorn recensioni di pellicole fantasy, fantascientifiche, horror, surreali, storiche, famose o tutte da scoprire.

 


 

Gli interpreti del Doctor Who

 

Primo Dottore: William Hartnell (1908-1975) – stag. 1-4  (1963-1966)
Secondo Dottore: Patrick Troughton  (1920-1987) – stag. 4-6  (1966-1969)
Terzo Dottore: Jon Pertwee  (1919-1996) – stag. 7-11  (1970-1974)
Quarto Dottore: Tom Baker (1934) – stag. 12-18  (1974-1981)
Quinto Dottore: Peter Davison (1951) – stag. 19-21  (1981-1984)
Sesto Dottore: Colin Baker (1943) – stag. 21-23  (1984-1986)
Settimo Dottore: Sylvester McCoy (1943) – stag. 24-26  (1987-1989)
Ottavo Dottore: Paul McGann (1950) – Film TV  (1996 – 2013)
Nono Dottore: Christopher Eccleston (1964) –  stag. 1  (2005)
Decimo Dottore: David Tennant (1971) – stag. 2-4  (2005-2010)
Undicesimo Dottore: Matt Smith (1982) – stag. 5-7  (2010-2013)
War Doctor: John Hurt (1940) – 3 episodi  (2013)
Dodicesimo Dottore: Peter Capaldi (1958) – stag. 8-10  (2014-2016)


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