It capitolo 2

Dopo 27 anni, Pennywise torna a uccidere nella città di Derry. Mike, l’unico membro del Club dei Perdenti rimasto nella cittadina, venuto a conoscenza del fatto, incomincia a chiamare i suoi vecchi amici, Bill, Bev, Richie, Ben e Eddie,  i quali sono cresciuti lontani da Derry dimenticando i terribili eventi dell’estate del 1989. Ora dovranno di nuovo riunirsi per cercare di sconfiggere una volta per tutte la minaccia del malefico IT…

 

 

 

All’atteso secondo capitolo di IT, spettava l’arduo compito di chiudere degnamente la grande epopea horror concepita da Stephen King nel suo monumentale romanzo. Se IT – Capitolo Uno è stato il film horror che ha incassato di più nella storia, IT – Capitolo Due (2019) sembra che sia la pellicola dell’orrore più lunga di sempre con le sue 2 ore e 49 minuti di durata. Non poteva essere altrimenti vista la notoria grafomania di King che ha reso sempre difficile il compito degli sceneggiatori di ridurre e adattare per lo schermo le sue opere. Tagli, semplificazioni e compromessi sono inevitabili, come abbiamo già visto nel primo capitolo. Un po’ stranamente alcuni recensori hanno giudicato questa seconda parte nel complesso più brutta e meno riuscita della prima: eppure si tratta della stessa pellicola, (divisa in due per ovvi motivi distributivi e commerciali) con gli stessi pregi e difetti distribuiti nelle due parti. IT – Capitolo Due è indubbiamente scorrevole e non annoia nonostante la sua lunghezza (come il Capitolo Uno del resto) ma non emoziona fino in fondo come il romanzo di King, rimane in superficie, impressiona sul momento ma non ‘spaventa’ in profondità, non crea troppa empatia con i suoi personaggi, che raggiunta l’età adulta, dovranno fare i conti con It, vincendo (ancora una volta) le loro paure. In poche parole è un adattamento ‘mainstream’ assai convenzionale, concepito per piacere potenzialmente a una platea il più ampia possibile.

It capitolo 2

Consapevoli del fatto, il regista argentino Andrés Muschietti e lo sceneggiatore Gary Dauberman puntano su altri aspetti o elementi per confezionare un horror tecnicamente pregevole che non risenta troppo del confronto con l’ingombrante fonte letteraria. Inevitabilmente compresso e banalizzato il background mitico-fantastico del mostruoso It e ridotto al minimo il percorso di ‘formazione’ dei protagonisti e l’effetto ‘nostalgia’ tipicamente kinghiano, si punta tutto sul gore/splatter, sui jumpscares, sugli effetti speciali da body horror e ovviamente sul villain Pennywise, in questo secondo capitolo ancora più cattivo e spaventoso se possibile (in una scena si mangia anche una povera bambina) che scandisce con le sue apparizioni i ritmi del film. Quando però non c’è lui in scena, sembra di trovarsi in una versione più scialba de Il Grande Freddo. A parte Mike, memoria storica di Derry e sentinella nei confronti del pagliaccio diabolico, gli altri, da adulti sembrano girare a vuoto, smemorati e indecisi sul da farsi. Invece, guardando alle note positive, IT – Capitolo Due  a livello di sceneggiatura recupera la struttura a flashback del romanzo, assente nel primo capitolo filmico, alternando passato e presente e riempiendo (ma non sempre con efficacia o sufficiente chiarezza) alcuni ‘buchi’ o mancanze del capitolo uno, come il Rituale di Chud (con cui si intuiscono le origini cosmiche e la natura mutaforma di It), l’episodio di Richie attaccato dalla statua animata di Paul Bunyan, il leggendario boscaiolo gigante del folklore americano, oppure il rifugio sotterraneo dei Perdenti…  Il regista riesce a completare, pur con un certo affanno, la complessa e articolata vicenda tenendosi prudentemente fedele alla pagina scritta ma ovviamente tagliando tutti quei riferimenti al multiverso kinghiano come la Tartaruga ‘cosmica’ (presente nella saga de La Torre Nera con il nome di Maturin), piuttosto problematici da trasporre sullo schermo in maniera credibile. Nel finale ‘sotterraneo’, molto ‘action’ ma poco incisivo e spaventoso (perché manca l’aura lovecraftiana del romanzo), gli ex Perdenti si trovano faccia a faccia con It che ha assunto la sua vera forma aracnoide dopo che Muschietti si è preso la libertà di far fallire il rituale magico di Chud, forse per dare un po’ di suspense in più rispetto al romanzo sull’esito della battaglia. Ma il risultato non è quello sperato e il gruppo di amici si troverà ad affrontare in uno scontro tutto fisico un ridicolo e improbabile ragno gigante con la testa da pagliaccio (!). Invece nel romanzo lo scontro avviene soprattutto a livello metafisico su un piano di esistenza diverso che la fantasia sfrenata dello scrittore del Maine rende quasi più verosimile della battaglia tra la volontà del gruppo di amici e quella dell’entità immortale e onnipotente che vediamo nel film. Come scritto nella recensione del primo capitolo, la banalizzazione o l’eliminazione di molti degli elementi magici, esoterici o metafisici presenti nel libro rende la vittoria dei ‘buoni’ sul Male assoluto rappresentato da It, paradossalmente poco credibile.

It capitolo 2

Più interessante il tentativo del regista e dello sceneggiatore di fare luce sulle oscure origini di Pennywise o meglio sulle origini del suo aspetto da clown, rimanendo indipendenti dal romanzo. Nella scena di Beverly che va a trovare una vecchia signora nella casa della sua infanzia (tra le più inquietanti e riuscite), vediamo in una vecchia foto il padre dell’anziana donna che lavora in un circo con il nome di Pennywise, dando a intendere un’origine più terrena di It, o perlomeno possiamo intuire che It abbia ‘posseduto’ il clown, sfruttando poi con successo il look circense per terrorizzare soprattutto i ragazzini di Derry. Naturalmente la scena potrebbe anche essere un’ allucinazione o una visione indotta dallo stesso It per confondere la povera Bev. Comunque il pur lodevole tentativo di distaccarsi dall’opera kinghiana risulta alla fine troppo timido e poco convinto.

Gli interpreti dei Perdenti adulti fanno il compitino ma la loro interpretazione è in qualche modo limitata dal rigido minutaggio concesso dalla sceneggiatura. Le caratteristiche dei personaggi rimangono essenzialmente quelle del romanzo, seppur semplificate e appiattite per i sopracitati motivi. La struttura ‘meccanica’ del film, scandita dalle paurose visioni create da It, rende prevedibili le azioni dei personaggi che sembrano intrappolati rigidamente in certi cliché della letteratura kinghiana. James McAvoy, ormai specializzato in ruoli problematici, nella parte di Bill se la cava bene o male, soprattutto quando torna a balbettare nei momenti di stress o paura. La rossa Bev di Jessica Chastain risulta una figura depotenziata e manca di quel ‘fuoco’ interiore della sua versione giovane. Rimane la classica donna vittima di tanti film horror, spogliata di quella simbologia ‘sessuale’ che aveva sulle pagine di King. In compenso lo sceneggiatore ‘fornisce’ a Beverly doti di preveggenza, acquisite nel Capitolo Uno, quando la ragazza finisce in trance di fronte alla visione dei ‘Pozzi Neri’ dove aveva scorto la vera forma di It, intollerabile per la mente umana. Lasciamo allo spettatore giudicare l’efficacia narrativa di questo cambiamento rispetto al libro. Un altro limite è dato dal mancato amalgama tra la parte propriamente horror o thriller e quella comedy o ‘leggera’, rappresentata dalle battute forzate di Bill Hader/Richie che nella sua versione adulta tende ad esagerare con il suo umorismo logorroico. Se la cavano meglio nei numerosi flashback i Perdenti in versione giovane, anche se è stato necessario ringiovanirli a ‘colpi’ di effetti digitali, dato che nei 2 anni trascorsi dal primo film erano cresciuti parecchio. Il Pennywise di Bill Skasgård se la cava ancora bene, anzi sembra perfezionarsi come malefico creatore di paure e divoratore di bambini. Naturalmente l’attore svedese è ben coadiuvato da trucchi e CGI di buon livello che in qualche modo nascondono o mimetizzano le sue reali doti interpretative. Come il compianto Stan Lee che appariva nei film Marvel sulle sue creazioni, anche Stephen King si cimenta in una comparsata abbastanza lunga dove si esibisce nella parte di uno scontroso negoziante dall’aspetto non proprio gradevole (ma qui non c’è nessun trucco, il Re dell’horror è proprio così…).

Alla fine ci sentiamo di concludere dicendo che i due capitoli cinematografici di It sono più godibili senza aver letto il romanzo originale.

 

Titolo Originale: It Chapter Two
Anno: 2019 – USA – Durata 169′
Sceneggiatura: Gary Dauberman – Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King
Fotografia: Checco Varese
Musiche: Miyuki Mori
Interpreti: James McAvoy,Jaeden Martell, Bill Skarsgård, Jessica Chastain, Sophia Lillis, Jay Ryan, Bill Hader, Finn Wolfhard, Isaiah Mustafa, James Ransone, Jack Dylan Grazer

 

Trailer