Vertigo

Considerato uno dei migliori film di tutti i tempi, La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, è senza ombra di dubbio una pietra miliare tra i thriller psicologici, dove lo spettatore si può immergere nella psiche oscura dei protagonisti.

 

L’ex poliziotto John “Scottie” Ferguson, che soffre di fobia per le altezze, viene incaricato dal ricco ex-compagno di college, Gavin Elster, di sorvegliare sua moglie Madeleine, vittima di strane ossessioni e inspiegabili comportamenti. Folgorato dalla bellezza e dal fascino di Madeleine, Scottie si innamora perdutamente di lei dopo averla salvata da un tentato suicidio nella baia di San Francisco. Ma nonostante i suoi sforzi per comprendere e risolvere le misteriose turbe che affliggono la donna, Scottie, anche a causa delle vertigini da cui è afflitto, non potrà evitare che Madeleine si butti da un campanile. Distrutto dai sensi di colpa e dalla depressione, l’ex detective, dopo mesi di ricovero, sembra risollevarsi dalla crisi quando incontra casualmente una donna molto simile alla defunta Madeleine, di nome Judy… 

 

Nonostante La donna che visse due volte (Vertigo) abbia scalzato nel 2012 Quarto Potere di Orson Welles come migliore film di sempre (secondo un sondaggio commissionato dal British Film Institute), quando uscì nel 1958 nelle sale non fu bene accolto dalla critica e non fu ben compreso dal pubblico. Ma Hitchcock era più avanti di tutti e con Vertigo (preferiamo il titolo originale) ha realizzato il suo capolavoro indiscusso per la suspense avvolgente, per le atmosfere misteriose e crepuscolari, per le ossessioni del protagonista, l’ex poliziotto Scottie (interpretato da un magnifico James Stewart) che riflettono quelle del regista. Tratto dal romanzo noir francese D’entre les morts del 1954, scritto da Thomas Narcejac e Pierre Boileau, Vertigo, seppur pellicola unica e incomparabile, ha un suo predecessore in un film del 1944, Laura di Otto Preminger, guarda caso intitolato Vertigine in Italia, considerato un classico del noir onirico degli anni ’40. Infatti entrambi i film, pur con sviluppi e stili assai diversi, hanno in comune a grandi linee la storia di detective innamorati di donne ‘fatali’ che dovrebbero essere morte ma che forse non lo sono. Se in Vertigine di Preminger si rimane fino alla fine incerti sulla natura ambiguamente onirica della vicenda, in Vertigo Hitchcock anticipa imprevedibilmente il colpo di scena rivelatore a circa due terzi della pellicola, sciogliendo l’intreccio misterioso in maniera razionale, allontanandosi dal soprannaturale che a un certo punto sembrava prendere corpo nella vicenda di Madeleine, apparentemente tormentata da allucinazioni e fantomatiche reincarnazioni dal passato.

Vertigo

Per chi volesse vedere (o rivedere) il film, non faremo troppi spoiler sulla trama ma ci limiteremo a dire che Hitchcock si disinteressa quasi dell’aspetto ‘giallo’ o crime della vicenda, per concentrarsi sugli sviluppi psicologici dei personaggi e sulle loro drammatiche reazioni agli eventi. Lo stesso personaggio di Scottie, ammaliato dalla algida e misteriosa Madeleine (impersonato dalla splendida Kim Novak) sembra disinteressarsi alla risoluzione del diabolico inganno di cui è stato vittima (anche dopo che ha scoperto che c’era di mezzo un omicidio), tutto preso a ricreare maniacalmente con la ‘sosia’ Judy (incontrata casualmente dopo la crisi depressiva) la relazione avuta con l’amata suicida. Troviamo nel film una somma di tutti gli elementi che costituiscono il cinema hitchcockiano: il tema psicanalitico del ‘doppio’ e della scissione dell’identità, l’ossessione amorosa (quasi feticistica) dell’uomo verso la donna, il senso di colpa, l’incapacità di fare fronte alle proprie paure (la paura delle altezze nel caso del protagonista), la frustrazione sessuale e soprattutto la suspense che per il regista è come una donna, imprevedibile, incomprensibile e incontrollabile.

Vertigo

Infatti il mite e solitario Scottie, prima dell’incontro con la fascinosa Madeleine, è un uomo comune che conduce una vita tranquilla e quasi rassegnata, ben rappresentata dalla relazione platonica con la brava amica Midge (Barbara Bel Geddes). Quando Scottie, alter ego dello stesso Hitchcock, incontra la bionda tormentata Madeleine e poi la sua sosia, la fantasmatica rossa Judy, vedrà tutte le sue certezze precedenti infrangersi e la sua razionalità di ex detective venire a mancare, rendendolo così la vittima perfetta di ogni raggiro. Anche quando alla fine Scottie sembra venire a capo dell’inganno e a sconfiggere la sua paura dell’altezza, prefigurando quasi un amore possibile con la ‘defunta’ Madeleine, il maestro Hitchcock ci rifila un finale beffardo e amaro, ripetendo con esiti diversi quello che era già accaduto precedentemente in cima al vecchio campanile. Del resto per il regista inglese la vita è un percorso oscuro e l’amore non ne costituisce un elemento certo, su cui fare troppo affidamento. Quello che rende Vertigo un film coinvolgente, oltre alla suspense psicologica causata dalla donna/vertigine e all’intreccio misterioso, è anche la magistrale realizzazione tecnica che trova il suo apice virtuosistico nella scena del campanile in cui James Stewart soffre di vertigini in soggettiva, effettuata combinando una carrellata all’indietro e una zoomata in avanti. Notevole anche la resa grafica ‘surreale’ degli incubi di Scottie, tra colori strani e figure che precipitano nel vuoto. Da non dimenticare la colonna sonora di Bernard Hermann e i titoli di testa di Saul Bass. Anche se Hitchcock avrebbe preferito Vera Miles come ”bionda” sacrificale, Kim Novak nella parte di Madeleine/Judy si dimostra una degna erede delle ‘dark ladies’ degli anni ’40.

Vertigo

Una pellicola iconica e anticipatrice come Vertigo non poteva non lasciare delle ‘tracce’ nelle pellicole successive: una su tutte, Mulholland Drive (2001) di David Lynch, pellicola molto diversa stilisticamente ma affine in alcune tematiche e aspetti narrativi strutturali, come il tema del doppio, dell’identità frammentata, della passione amorosa frustrata, dell’ambiguità tra reale e irreale. Oltre naturalmente alla vicenda divisa nettamente in due parti, comune ad entrambe le pellicole.

Giunto in ritardo al successo, La donna che visse due volte è il film più complesso e articolato di Alfred Hitchcock, strumento adatto per entrare quasi senza filtri nel mondo interiore del grande regista con le sue ossessioni e le sue paure che potrebbero essere anche le nostre.

 

Titolo originale: Vertigo
Regia: Alfred Hitchcock
Durata: 128 min.
Anno: USA, 1958
Interpreti: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones

 

 

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