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In un futuro post-apocalittico la civiltà è crollata e i sopravvissuti si contendono le scarse risorse rimaste come acqua, cibo e carburante. L’ex poliziotto Mad Max, tormentato dai ricordi della sua famiglia scomparsa, viene inseguito e catturato dai Figli della Guerra, comunità di guerrieri fanatici e degenerati, comandati dallo spietato Immortan Joe che dalla Cittadella domina il popolo grazie al possesso e al razionamento delle riserve d’acqua. I Figli della Guerra, afflitti da malattie e mutazioni, sono sempre alla ricerca di sangue ‘sano’ e di donne fertili in grado di generare una prole forte e in salute. Ma la compagna di Immortan Joe, l’imperatrice Furiosa, decide di fuggire con un’autocisterna corazzata, portando con sé le schiave e concubine destinate alla procreazione. Immortan si lancia all’inseguimento della traditrice con i suoi guerrieri, bramoso di riprendersi le preziose concubine, ma Furiosa troverà nel fuggitivo Mad Max un alleato inaspettato…

Il regista australiano (ma di origine greca) George Miller ha creato negli anni ’80 con la trilogia di Mad Max una delle saghe action sci-fi di ambientazione post-apocalittica più popolari ma anche più inflazionate negli anni a seguire. Giunge quindi inaspettata l’uscita di Mad Max: Fury Road, a trent’anni di distanza dall’ultimo capitolo  Mad Max – Oltre la sfera del tuono del 1985 con Mel Gibson. Ma Miller, più che un sequel, opera una specie di rivisitazione in chiave più ‘estrema’ delle sue storie precedenti, optando rischiosamente per un film dal ritmo adrenalinico ma dalla trama molto essenziale se non inesistente, dove gli inseguimenti forsennati, operati con i più disparati mezzi di locomozione, dominano incontrastati dall’inizio alla fine. Eppure Miller, regista talentuoso e visionario, riesce a centrare il bersaglio (anche al botteghino) raccontando con notevole fantasia visiva, quasi esclusivamente tramite immagini in movimento, una storia avvincente, ambientata in un futuro da incubo popolato da personaggi folli e grotteschi. Ormai al cinema le ambientazioni post-catastrofe non sono particolarmente originali ma Miller riesce ugualmente a suscitare un certo interesse mostrandoci un’umanità degenerata e quasi ‘aliena’ che in certe figure (Immortan Joe e i suoi accoliti) e ambientazioni (il mondo desertico afflitto da scarsità di acqua) ricorda un po’ il film Dune, il capolavoro ‘incompreso’ di David Lynch. Originale risulta anche  la raffigurazione della ‘società’ dei Figli della Guerra che praticano una delirante mistica da ‘kamikaze’ infarcita con elementi pagani della mitologia vichinga come il Valhalla. Per il resto Miller cerca di superare gli attuali action fantascientifici sul loro stesso terreno, operando riprese frenetiche e mozzafiato, grazie al sapiente uso di effetti CGI ma privilegiando comunque nelle sequenze d’azione l’impiego di stunt-men, impegnati in spettacolari acrobazie, come nel cinema vecchia maniera. Unica pecca, l’eccessiva velocizzazione di alcune sequenze a livello di frame, espediente tecnico sin troppo usato nel cinema d’azione più recente. Tom Hardy/Mad Max si rivela un degno erede di Mel Gibson, semmai ancor più solitario e taciturno. Ma Hardy deve condividere la scena con un’intensa Charlize Theron/Furiosa che non esita a mortificare la sua bellezza con un taglio di capelli cortissimo e un braccio artificiale, in un voluto contrasto con le bellezze da videoclip costituite dalle concubine. Tra i cattivi spicca ovviamente Hugh Keays-Byrne nella parte del crudele e malsano Immortan Joe, una via di mezzo tra il Darth Vader di Star Wars e il barone Harkonnen di Dune. Curiosamente Keays-Byrne interpretò il malvagio capo gang Toecutter nel primo film Interceptor (Mad Max) nel lontano 1979. A dare manforte ai nostri eroi si unisce anche un’improbabile ma originale comunità matriarcale di donne bikers (perlopiù anziane!) dove si fa notare una popolare bellezza di qualche anno fa, Megan Gale. Tutto il resto è azione allo stato puro fatta di carambole, scontri corpo a corpo e fuochi d’artificio, impreziosita però da un montaggio serrato (ad opera di Margaret Sixel che è anche la moglie di Miller) e da una raffinata fotografia dove prevalgono i colori arancione e foglia di tè, il primo per il deserto, il secondo per il cielo. A differenza dei film precedenti, Fury Road è stato girato principalmente in Namibia perché una pioggia senza precedenti aveva ricoperto di fiori l’outback australiano, rendendolo inadatto ad ospitare i desolati scenari richiesti per il cupo mondo ‘postatomico’ di Mad Max.

Titolo: Mad Max: Fury Road
Regia: George Miller
Produzione: Australia, USA – Kennedy Miller Productions, Warner Bros  – durata: 120 min.
Sceneggiatura: George Miller, Nick Lathouris, Brendan McCarthy
Fotografia: John Seale
Musica: Junkie XL
Scenografia: Colin Gibson
Interpreti: Tom Hardy, Charlize Theron, Rosie Huntington-Whiteley, Zoë Kravitz, Nicholas Hoult


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