Barbari (Barbarians)

 

La nuova serie TV Barbari ci porta nel cuore della Germania antica durante le lotte contro l’Impero Romano.

 

Abbiamo già visto che ultimamente le serie TV di ambientazione storica (v. Knightfall), condite con elementi più o meno soprannaturali ma comunque secondari, riscuotono un certo interesse presso un pubblico che è diventato (almeno in parte) piuttosto esigente in fatto di verisimiglianza e credibilità degli avvenimenti storici raccontati. I fatti narrati possono essere romanzati ovviamente per esigenze di sceneggiatura, ma l’aderenza allo ‘spirito’ dei tempi, senza forzate attualizzazioni o interpretazioni troppo moderne, è di solito garanzia di un certo successo e apprezzamento, come nel caso di Vikings che raggiungeva un giusto compromesso tra accuratezza storica e fiction. Purtroppo non si può dire lo stesso per molte altre serie storiche (o fantastoriche), soprattutto quelle (poche in verità) ambientate in epoca romana, dove errori storici, faziosità tutte moderne, e anacronismi vari la fanno da padrone. Si vedano in proposito le recenti Britannia e il docu-drama Barbarians Rising (di History Channel) che sono praticamente inguardabili per ogni vero appassionato di Storia (quella con la maiuscola). Fa eccezione Roma (2005-2007), la scandalosa e violenta serie HBO che riuscì a catturare con realismo il summenzionato ‘spirito’ dei tempi, (quelli delle lotte di potere a Roma dopo la morte di Giulio Cesare) senza fare distinzioni troppo nette e anti-storiche tra buoni e cattivi.

Quindi è con interesse e curiosità che ci siamo cimentati nella visione di Barbari (Barbaren), serie tedesca di 6 episodi trasmessa da Netflix che promette almeno sulla carta, di essere molto attinente ai fatti, ovvero quelli inerenti alla battaglia di Teutoburgo, dove nel 9 d.C. tre legioni romane furono annientate dalle tribù germaniche che si erano coalizzate per l’occasione per respingere l’invasore straniero, sotto la guida di Arminio principe dei Cherusci che aveva militato per l’esercito romano. Secondo la vulgata storica questa battaglia segnò il brusco e definitivo arresto dell’espansione romana oltre il fiume Reno in epoca augustea. In effetti l’imperatore Augusto rimase profondamente scosso dalla disfatta le cui cause furono addossate interamente al legato Publio Quintilio Varo e alla sua condotta imprudente e sconsiderata. Appare evidente da parte degli autori di Barbari, l’intenzione di emulare il successo di Vikings, infatti ne condivide molte caratteristiche come l’ambientazione barbarica epica e sanguinaria e la tipologia dei personaggi. Invece ne differisce (in negativo) per la smaccata impronta ‘germanofila’, con una distinzione netta e ingenua tra buoni e cattivi, cosa alquanto inopportuna e fuori luogo in una produzione televisiva di un paese dell’Unione Europea. Forse certi schematismi sono inevitabili in prodotti TV destinati principalmente all’intrattenimento, ma anche in programmi con intenti documentaristici, come la già citata Barbarians Rising, possiamo riscontrare lo stesso difetto, ovvero fornire allo spettatore una chiave di lettura delle rivolte e delle guerre contro il potere di Roma, del tutto anti-storica e faziosa, senza operare nessuna contestualizzazione nei confronti di un’epoca molto diversa dalla nostra. Ecco quindi che ci viene mostrato un inverosimile Annibale “buono” che combatte contro l’oppressore romano e le ribellioni delle bellicose popolazioni barbariche assoggettate a Roma vengono assurdamente equiparate alle lotte di Martin Luther King per i diritti civili dei neri negli anni ’60. Del resto, per quanto riguarda Barbari, la figura controversa del protagonista Arminio (validamente interpretato dall’attore austriaco Laurence Rupp), traditore per i Romani, eroe nazionale per i Germani, si può prestare a differenti letture. Come noto, Arminio a posteriori è diventato il simbolo della nazione germanica unificata, tanto che nel XIX secolo venne edificata in suo onore una colossale statua di 53 metri a tutt’oggi meta di pellegrinaggi e fu strumentalizzato in chiave nazionalistica anche dalla propaganda nazista. Nulla di più lontano dalla realtà storica, eppure questa interpretazione eroica e patriottica di Arminio è abbastanza evidente anche in Barbari, seppur ‘annacquata’ da motivazioni personali di vendetta nei confronti del ‘padre’ adottivo Varo che ha deluso le sue aspettative di carriera, mettendolo a capo dei Cherusci invece di portarlo a Roma con sé. L’Arminio storico invece, ambizioso e spregiudicato, non fu mai strappato alla famiglia in tenera età per essere adottato da Varo e non ebbe nessun conflitto interiore sulla scelta di campo da fare, anzi sin dall’inizio militò con successo nelle file romane solo per convenienza personale e quando si presentò l’occasione buona per accrescere la sua influenza e il suo prestigio di guerriero presso le tribù germaniche, la sfruttò senza rimorsi o esitazioni.

Barbari

Sin dal primo episodio vediamo i gelidi Romani (che parlano l’aliena lingua latina) rappresentati secondo i più abusati cliché, cioè dispotici, crudeli, avidi ma non troppo intelligenti, impegnati a strappare giovani ragazzi alle famiglie germaniche per educarli alla ‘romana’ e ad esigere pesanti tributi, ovviamente insostenibili per i poveri indigeni. Inoltre con arroganza pretendono dai capi delle tribù prostrati che venga baciata l’insegna dell’aquila simbolo della potenza romana. Lo stesso governatore Varo (Interpretato dall’attore italiano Gaetano Aronica) ricorda un po’ nell’aspetto e nel portamento il comandante della Morte Nera in Star Wars, impersonato da Peter Cushing. Imperi diversi ma ugualmente cattivissimi. Naturalmente gli sceneggiatori hanno tratto i fatti essenziali e i maggiori personaggi di Barbari esclusivamente e abbastanza fedelmente dagli storici latini (anche perché i Germani non annotavano o documentavano per iscritto le loro gesta) a cominciare da Velleio Patercolo, l’unico autore contemporaneo agli accadimenti della battaglia di Teutoburgo, che probabilmente come soldato e funzionario in carriera aveva conosciuto di persona sia Arminio che Varo.

Vediamo come Velleio descrive nella sua “Storia romana” le popolazioni germaniche della sua epoca, Varo e Arminio: ” Quintilio Varo…. era di indole mite, di carattere tranquillo, piuttosto tardo nel corpo come nella mente, avvezzo più alla vita tranquilla del campo che alle campagne di guerra…  Quando si trovò a capo dell’esercito di stanza in Germania immaginò  che … coloro che non potevano essere domati con le armi, potessero essere ammansiti dal diritto… come tra gente che godesse della dolcezza della pace… Ma i Germani … astutissimi nella loro estrema barbarie e nati per mentire, simulando liti in serie e ora provocandosi l’un l’altro per un torto ricevuto, ora ringraziando perché la giustizia romana poneva fine a tutto questo e la loro barbarie si ingentiliva… condussero Quintilio [Varo] al massimo della sconsideratezza… Allora un giovane di nobile stirpe, valoroso, sveglio di mente, pronto d’intelligenza più di quanto possa esserlo un barbaro, di nome Arminio, figlio di Sigimero, il capo di quella gente, che mostrava fierezza d’animo nel volto e nello sguardo, fedele commilitone nella nostra precedente campagna, che aveva conseguito sia la cittadinanza che la dignità equestre, sfruttò l’indolenza del generale come occasione per il suo misfatto… “. “… [l’esercito romano] bloccato da boschi, paludi, agguati fu sterminato fino all’ultimo uomo da quel nemico che aveva sempre trucidato come bestie...”.

Barbari

Arminio

Si può dedurre dalle fonti citate che l’imprudente Varo, probabilmente da considerare più un avido amministratore che uno spietato tiranno, spinto con l’inganno a spostare le legioni attraverso un’impenetrabile foresta in zone non ancora pacificate, forse non rappresentava il feroce oppressore delle litigiose ma eroiche tribù germaniche dedite solamente a preservare la loro libertà, come lo vediamo raffigurato nella serie TV. Va anche detto però che altre fonti più tarde, come Cassio Dione che scrisse circa 2 secoli dopo i fatti di Teutoburgo, descrivono invece Varo come dispotico e arrogante. Arminio, stimato da Velleio come soldato scaltro e valoroso, non è certo l’eroe dell’indipendenza germanica come ci è stato tramandato dalla tradizione storiografica tedesca (ma anche da Tacito). Ancora oggi gli studiosi dibattono su quanto i Romani avessero realmente intenzione di conquistare gli inospitali territori oltre il fiume Reno, oppure se solo volessero rendere più sicuro il confine con la più fertile Gallia da poco conquistata, ricorrendo alle armi ma anche alla diplomazia nei confronti delle turbolente tribù germaniche. La libertà per i Germani non era certo quella che intendiamo noi moderni, ma solo quella di poter esercitare la legge del più forte come è naturale per degli indomiti guerrieri dediti al saccheggio, che non vogliono sottostare ai vincoli e alle leggi di popolazioni più evolute e civilizzate. Però una cosa è certa, al di là dello sgomento suscitato dalla disfatta subita nella Selva di Teutoburgo, pochi anni più tardi nel 16 d.C. l’Impero Romano ebbe la sua rivincita contro i Germani nella battaglia di Idistaviso dove le legioni guidate da Germanico, figlio adottivo dell’imperatore Tiberio, fecero strage dei Cherusci e delle tribù alleate, dopo aver recuperato le aquile perse da Varo e seppellito i resti dei corpi straziati dei legionari. Fu la volontà di Tiberio, forse invidioso o preoccupato dalla crescente fama di Germanico, a bloccare la vittoriosa campagna bellica condotta nel cuore della Germania, non il ricordo funesto o il timore generato dalla disfatta di Teutoburgo.

Barbari

Tornando alla serie TV, Barbari porta in scena, oltre a Varo e Arminio, tutti i personaggi tramandatici dagli storici latini (da Velleio a Tacito): il re cherusco Segimer -padre di Arminio- (che non si suicidò prima della battaglia come viene mostrato nella serie), il suo consigliere, l’infido Segeste supino alla richieste romane, e la futura regina Thusnelda, moglie di Arminio. Per creare pathos, gli sceneggiatori aggiungono la figura inventata del focoso guerriero Folkwinn (David Shutter) inizialmente amante della coraggiosa Thusnelda (Geanne Goursaud) e amico d’infanzia di Arminio. Tocca a lui il compito di riportare il ‘romanizzato’ Arminio dalla parte dei Germani, nonostante si vedrà soffiare l’amata Thusnelda dall’ex amico. Ma si tratta di figure stereotipate e monodimensionali che cercano di ricreare senza successo i celebri personaggi di Vikings come Ragnar e Lagertha. La trasformazione repentina di Thusnelda in guerriera feroce dalla faccia dipinta, prima della battaglia contro i romani, è assai inverosimile e il suo rapporto con la religione dei Germani in veste di profetessa viene poco sviluppato. Come in Vikings, si cerca di dare un tocco di soprannaturale, in verità poco incisivo, con apparizioni di lupi e profezie di sacerdotesse veggenti. Nonostante i suddetti difetti per la visione manichea riguardante la contrapposizione Romani-Germani, le parti migliori di Barbari ruotano intorno alle scene di battaglia, duelli e intrighi che portano a Teutoburgo. Il cruento scontro nella foresta (che fu più una serie di imboscate che uno scontro frontale), epico e drammatico, è ben ricostruito anche sotto l’aspetto dei costumi e delle armi, con i legionari romani rivestiti dalle famose corazze a piastre metalliche (denominata lorica segmentata) le cui più antiche parti sono quelle rinvenute proprio nel sito archeologico di Kalkriese, teatro della battaglia di Teutoburgo. Anche l’inquietante maschera da elmo che Arminio indossa all’inizio quando arriva al campo romano, non è un’invenzione fantasy ma la ricostruzione di una maschera di ferro con ricopertura d’argento rinvenuta sempre ai piedi del rilievo del Kalkriese. Accurata anche la rappresentazione degli ausiliari germanici a cavallo e la ricostruzione del campo militare romano. Sembrano verosimili pure i costumi e le armi dei Germani, tra corpi dipinti, lance, clave in legno e abiti di stoffa colorati, così come le loro abitazioni circondate da piccoli appezzamenti coltivabili. Meno credibili invece risultano i copricapi o elmi fatti di teschi di animale, concessione alle raffigurazioni dell’horror fantasy odierno. Perdonabile in alcune scene la presenza di staffe nei romani a cavallo, probabilmente utilizzate per la sicurezza degli attori.

Barbari
In sintesi Barbari è una serie scorrevole e avvincente, accurata nella ricostruzione storica dei costumi e realizzata con ricchezza di mezzi, ravvisabile soprattutto nelle scenografie e nelle riprese di alta qualità. Ovviamente lo spettatore medio sarà portato a simpatizzare con i libertari germanici e a sorvolare su qualche concessione ridicola all’action fantasy (tipo la scena del furto dell’aquila dall’accampamento dei Romani da parte di Folkwinn e Thusnelda o l’utilizzo di scie di fuoco da parte dei Germani per dividere le truppe romane durante la battaglia). I più rari (ma in aumento) appassionati di ricostruzioni storiche televisive verosimili dovranno aspettare la probabile seconda stagione per vedere quale direzione prenderà il racconto delle gesta di Arminio, il cui conflitto con i Romani, il cui motto era “Parcere subiectis et debellare superbos“, è ben lungi da essere terminato.

 

Trailer